AMSTERDAM
PERGOLESI MESSA IN RE MAGGIORE JOMMELLI MISERERE VIVALDI DIXIT DOMINUS
SOLISTI Sonia Tedla, José Maria Lo Monaco
ENSEMBLE Ghislieri Choir & Consort
DIRETTORE Giulio Prandi
SALA Concertgebouw ★★★★
“Abbastanza però per celebrare l’anniversario al Concertgebouw di Amsterdam, dove i membri del Ghislieri Choir and Consort hanno debuttato lo scorso 27 gennaio portando l’inedita Messa in re maggiore di Pergolesi, che è anche il loro ultimo disco per Arcana – Outhere”
“Non credo che collegiale al mondo sia mai stato contento, quant’io lo era”, scrisse di sé studente Carlo Goldoni, che arrivò pure a mentire sull’età, pur di essere ammesso al Ghislieri di Pavia, salvo poi esserne espulso per aver composto una satira contro le donne pavesi. La gioia di far parte di questo antichissimo collegio universitario, fondato nel 1567 da Pio V, sembra aver attraversato i secoli, a guardare i membri del Ghislieri Choir and Consort, che di esperienza possono vantarne assai meno, solo quindici anni, abbastanza però per celebrare l’anniversario al Concertgebouw di Amsterdam, dove hanno debuttato lo scorso 27 gennaio portando l’inedita Messa in re maggiore di Pergolesi, che è anche il loro ultimo disco per Arcana - Outhere. Demiurgo del successo tributato da una sala esaurita (concerto pomeridiano trasmesso in diretta radio olandese) è stato Giulio Prandi, direttore e fondatore del Consort, quarant’anni, laureato in matematica col massimo dei voti, ovviamente a Pavia, come collegiale del Ghislieri. A lui fa capo una filiera che autoproduce tutto: la ricerca, la pratica musicale, l’organizzazione degli eventi e in quest’ultimo caso la tournée e il disco. Ascoltandoli nell’invidiabile acustica del Concertgebouw esce il ritratto di un Pergolesi tutt’altro che afflitto e caravaggesco, inspiegabilmente negletto in questo suo lavoro del 1732 che sembra avere già la forza di imporsi in repertorio, grazie al lirismo agile delle voci, al coro energico ma mai apodittico, alla scrittura strumentale brillante. Per presentarsi ad Amsterdam, Prandi ha scelto poi di accostare il Miserere di Jommelli scritto per San Pietro in Roma, lavoro per coro e due organi del 1751 frutto anch’esso delle sue riscoperte. Proporre il severo linguaggio dello stile antico a cappella, così doloroso, in un concerto pomeridiano era, per sua stessa ammissione, il salto nel buio del programma. Ma è risultata scelta vincente. Perché ha scavato una nicchia meditativa quasi necessaria, e forse affine a certi crudi memento mori del Rijksmuseum poco distante, preparando infine il lussureggiante finale del Dixit Dominus RV594 di Vivaldi, dove ben ha figurato il soprano Sonia Tedla, richiamata d’urgenza dal coro nel ruolo solista per l’improvvisa impossibilità di Silvia Frigato. Coro che il 24 marzo tornerà al Concertgebouw per affiancare la Cappella Neapolitana di Antonio Florio illuminando un’altra rarità: La passione secondo Giovanni di Gaetano Veneziano