PLAYLIST
Angelo Foletto
Da qualche parte bisogna pur cominciare, anche perché tracciare un itinerario “per ottetti” musicali prima di Mozart significa impantanarsi nella fossa delle Marianne di formazioni pluristrumentali “aperte” - in maggioranza a fiato - che hanno fornito musica da tavola o all’aperto per centinaia d’anni. Anche se in Mozart perdura la classificazione (e l’organico) come Serenate, le due composizioni K 375 e K 388 del 1782 - la prima in realtà nata come sestetto - hanno una struttura così emancipata e non più d’uso (seppure con due Minuetti) che si possono ascoltare come una sorta di preludio all’Ottetto di Beethoven (di dieci anni dopo) nato con la scorza di Tafelmusik (che anche a Vienna era ancora molto praticata, ad esempio da Frantisek Vincenc Krommer e Josef Triebensee, autori di numerosi Ottetti talvolta pubblicati ancora con l’antico nome di Partita) e lo stesso organico mozartiano ma già tagliato a quattro tempi; con una distribuzione del materiale musicale (come nello sviluppo dell’Allegro iniziale) ch’è pienamente classica e un’ipotesi sonora che rimanda all’orchestra delle sinfonie più che alle orchestrine delle serenate. Quel che rimane, nella vicenda abbastanza rara nell’Ottocento seppure costellata di veri gioielli e con organici “misti” - archi-fiati o solo archi - è il destino di forma-non-forma che non riesce per nostra fortuna a scrollarsi di dosso l’eco delle radici mondane e d’intrattenimento ma prende allo stesso tempo coscienza di essere pur sempre una parente prossima dell’orchestra. Gioielli ovvero capolavori in questo formato furono l’Ottetto scritto da Schubert nel febbraio-marzo 1824, su commissione dell’intendente dell’arciduca Rodolfo (certo lui: quello del
Trio omonimo e del Triplo) che lo pretese “esattamente come il Settimino di Beethoven”. La cosa fu adempiuta per il timbro generale e la successione dei movimenti che ricorda le serenate ma non per il numero di archi, visto che ci sono due violini. Con altre intenzioni, oltre che per la destinazione a soli archi, Mendelssohn scrisse invece un Ottetto (1825) che doveva essere “suonato da tutti gli strumenti nello stile di un’orchestra sinfonica”. Quasi inevitabile ricordare che nel 1848 Niels Gade, a Lipsia dov’era stato invitato da Schumann, decise di ricordarne la morte iniziando un Ottetto che a quello Mendelssohn si rifà con evidenza dichiarata. E con un salto cronologico va altresì citata, soprattutto da quando è stata ritrovata dal musicologo Thomas Woods, è accostargli l’omologa tarda (fu scritta nel 1920) composizione di Max Bruch, nata sotto remota stella mendelssohniana, che può essere eseguita con la sostituzione del secondo violoncello col contrabbasso.
La formazione a otto fu invece una passione per Ludwig Spohr che non solo compose un Ottetto (1814) ufficialmente chiamato e mettendo in partitura clarinetti, 2 corni, violino, 2 viole, violoncello e contrabbasso (singolare il terzo tempo, un Andante in forma di variazione su tema di Handel: da The Harmonious Blacksmith, come Mauro Giuliani e altri) ma si dedica con più regolarità al Doppio Quartetto. Nella bulimica produzione cameristica per archi - una cinquantina fra quartetti e quintetti e sestetti - trovano posto anche quattro quartetti “doppi”, scritti tra il 1823 e il 1847 e per i quali naturalmente può valere la stessa raccomandazione mendelssohniana. Tra gli outsider del secolo il norvegese Johan Svendsen fu autore di un giovanile Ottetto per archi mentre l’idea del “doppio quartetto” trova anche nel Novecento due illustri prosecutori in Respighi (il giovanile Doppio quartetto in re minore, del 1900) e Milhaud, che previde l’esecuzione in contemporanea del 14° e 15° quartetto d’archi (1948–1949) in forma di ottetto. Ma per la storia della musica del secolo scorso Ottetto - senza bisogno di ulteriori precisazioni - significa Stravinskij, e identifica una delle partiture idiomatiche della conversione neoclassica (richiamata anche nei titoli dei tempi: Sinfonia, Tema con variazioni, Finale) che tuttavia si riallaccia per così dire alle origini della formazione, ripristinando con qualche licenza (suonano flauto, clarinetto, 2 fagotti, 2 trombe e 2 tromboni) l’ensemble di soli fiati.