Maestro (non) ARCHIVIATO
Partiture, oggetti, lettere: la testimonianza di un mondo. La memoria di Serafin, custodita da una fondazione, sarà a disposizione degli studiosi. Per riscoprire la sua figura cruciale
Un ricco patrimonio di testimonianze della sua lunga e brillante carriera di direttore d’orchestra, attivo nei più grandi teatri d’opera della prima metà del Novecento; ma anche uno scrigno prezioso di ricordi personali, sguardi sulla sua vita pubblica e privata, finestre aperte su un’epoca straordinaria della lirica italiana e internazionale. Tutto questo è l’Archivio storico Tullio Serafin. Di proprietà della famiglia, dall’ottobre 2017 è affidato, in attesa di una sistemazione stabile, alla custodia di Andrea Castello, presidente dell’Archivio e cofondatore di un’associazione dedicata alla sua tutela, costituita con i pronipoti del maestro.
L’Archivio conserva 103 documenti fra spartiti canto-piano e partiture - alcuni dei quali appartenuti alla moglie, il soprano Elena Rakovska (1882-1964), una trentina le lettere, tra le quali quelle inviate al maestro da personaggi come Maria Callas, Gabriele D’Annunzio e Vittorio Emanuele III, da compositori come Ildebrando Pizzetti, Italo Montemezzi, Franco Alfano, Gian Francesco Malipiero, Ermanno Wolf-Ferrari e Richard Strauss, e da istituzioni quali il Metropolitan di New York, il Teatro dell’Opera di Roma e l’Accademia di Santa Cecilia, della quale fu membro. Oltre alla corrispondenza con la famiglia (in particolare la figlia Vittoria e la nipote prediletta Donatella) e ad alcune lettere, donate a Serafin, a firma di Giuseppe Verdi e Amil-
care Ponchielli, l’Archivio custodisce il testamento del direttore d’orchestra, alcune onorificenze e diversi oggetti personali, tra i quali un violino dei primi del Novecento e un pianoforte, nonché una quarantina di fotografie e due taccuini di dediche, firmate dai più grandi cantanti dell’epoca. “L’Associazione nata a sostegno dell’Archivio - commenta il presidente Andrea Castello - si pone come obiettivo quello di far uscire dagli scatoloni, letteralmente, non tanto i cimeli (comunque certo interessanti per gli appassionati) quanto le partiture e gli spartiti appartenuti al maestro, che rappresentano il suo testamento musicale per le nuove generazioni di musicisti, soprattutto considerando quanto questo direttore d’orchestra era proiettato in avanti rispetto al suo tempo. Il nostro scopo - conclude Castello - è quindi quello di portare alla luce questo materiale sia per conservarlo con la dovuta cura, sia per metterlo a disposizione dei musicisti e degli studiosi”.