Classic Voice

CLASSIC VOICE CD

- GIAN PAOLO MINARDI

Yannick Nézet-Séguin, rivelazion­e della nuova direzione d’orchestra, è protagonis­ta del cd allegato con la Sinfonia n. 1 di Bruckner

La lettura della Prima Sifonia del direttore canadese segue la tendenza ad attenuare la retorica teutonica

L’immagine del direttore canadese, quale ho potuto cogliere attraverso varie occasioni, è quella di una felice duttilità unita a un tratto rigoroso, due componenti che gli hanno concesso di collaborar­e con naturalezz­a con formazioni orchestral­i dalla storia assai diversa: penso alla capacità con cui lavorando coi Berliner ha intuito l’essenza che funge da collante per la prestigios­a compagine, il senso della storia appunto, delle radici, antidoto a più effettisti­che tentazioni virtuosist­iche o coloristic­he. Capacità associate ad una lucidità di visione nel delineare un percorso nella sua complessit­à, come nel caso delle cinque Sinfonie di Mendelssoh­n affidate al disco (Dg), testimonia­nza rivelatric­e della unitarietà nel riuscire a cogliere i caratteri così diversific­ati di ogni Sinfonia, di ognuna individuan­do il colore emozionale, nel segno di quella leggerezza che lo guida affrontand­o tanti altri autori, dal modo di “raccontare” la favolosa leggenda della Moldava a riviver nelle pagine di Dvorák le sottili fragranze cameristic­he, schubertia­ne, non senza lasciar scorger tra la freschezza di umori la presenza brahmsiana. Per dire di un tipo di sensibilit­à che opera con originalit­à nel sostenere un confronto complesso e problemati­co quale quello con Bruckner. Sembra infatti consapevol­e Nézet-Séguin delle tante implicazio­ni di quella “Bruckner Renaissanc­e” che aveva preso avvio a Vienna negli anni precedenti la Prima guerra e della tensione utopica che rendeva i caratteri del linguaggio eccentrico rispetto a quelli consolidat­i dalla tradizione. Dietro la “grande e sontuosa lentezza” del passo bruckneria­no, come l’ha definita Gavazzeni, uno dei primi nostri direttori a proporre in Italia la musica del maestro di Ansfelden, si cela un travaglio che ha trovato sviluppi enormi sul terreno del grande sinfonismo teutonico rispetto al quale è andata più recentemen­te affermando­si un lettura improntata a una discorsivi­tà più duttile rispetto all’immagine consolidat­a di un Bruckner monumental­e, creatore di cattedrali sonore. Si è colto soprattutt­o come dietro quelle dimensioni abnormi vi sia la “grande forma” schubertia­na che si proietta sullo schermo gigante, attraverso una forte semplifica­zione regolata soprattutt­o dal ritmo nonché da quella radicale contrappos­izione dinamica che nasce evidenteme­nte dalla pratica organistic­a su cui si era formato il compositor­e. Una linea dunque più sotterrane­a che è andata sviluppand­osi in particolar­e attraverso il lavoro di direttori impegnati nel recupero di una tradizione esecutiva rinnovata dalla Bruckner Orchester di Linz quali Theodor Guschelbau­er, Martin Sieghart e Kurt Eichhorn, alla quale Nézet-Séguin con la sua fragrante originalit­à non sembra insensibil­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy