CELLO CONCERTOS
MUSICHE DI CASTELNUOVO TEDESCO, GIANFRANCESCO E RICCARDO MALIPIERO Silvia Chiesa VIOLONCELLO Massimiliano Caldi DIRETTORE Sinfonica Nazionale ORCHESTRA della Rai CD Sony 19075843102 16,80 PREZZO ★★★★
Prosegue con ammirevole determinazione l’impegno di Silvia Chiesa rivolto alla “riscoperta” di Concerti per violoncello e orchestra rimasti prigionieri del silenzio che ha avvolto il nostro Novecento storico; dopo la rivisitazione di pagine di Casella, Pizzetti e Respighi è ora la volta di Castelnuovo-Tedesco, Gianfrancesco Malipiero e il nipote di quest’ultimo Riccardo. Tre Concerti che hanno avuto quali testimoni solisti insigni quali, rispettivamente, Piatigorskij, Mainardi, Cassadò, tramiti importanti nella realizzazione di quella strumentalità che ogni autore concepì per il violoncello. Trasferitosi per ragioni razziali negli Stati Uniti dove morì nel 1968, CastelnuovoTedesco conquistò ben presto una certa notorietà - soprattutto per l’ampia produzione chitarristica legata all’amicizia con Andres Segovia - manifestando una personalità originale. “Castelnuovo-Tedesco mi deve per due terzi di essere quel che è”, confidava Pizzetti in una lettera alla moglie, con la sottesa rivalsa per l’allievo perduto, in realtà se la lezione dell’autore di Fedra è riconoscibile nella saldezza del mestiere, ben altro è lo spirito che circola nella sua musica, dalla quale traspare una personalità prensile nel captare tanto le suggestioni impressionistiche che quelle dell’esperienza neoclassica; tratti che si ritrovano nell’ampia partitura del Concerto per violoncello dove il dialogo tra solista e l’orchestra si snoda con una duttilità e una franchezza che
ritroviamo nella bella intesa tra la Chiesa e Massimiliano Caldi alla guida dell’Orchestra Nazionale della Rai.
Altro paesaggio quello di Malipiero che ha coltivato il terreno del Concerto (ben sei i Concerti pianistici) in maniera del tutto opposta a quella convenzionale, composizioni sottratte alle sollecitazioni virtuosistiche ma pensate essenzialmente come libere conversazioni tra lo strumento solista e l’orchestra, sul filo di quel discorrere poetico, pervaso di incupimenti e di svagatezze, che è tratto inconfondibile malipieriano. Un’opera ricca di tali suggestioni anche il Concerto per violoncello, che risale al 1937 e che la Chiesa rinnova con sensibilità e intelligenza. Vent’anni dividono il Concerto di Gian Francesco da quello del nipote Riccardo, un tempo dilatato anche rispetto alle estreme esplorazioni del nonno, vegliardo sempre curioso di quanto gli accadeva attorno; il paesaggio infatti è mutato, attraversato dai labirinti dell’allora allettante grammatica dodecafonica, non troppo istigante per il nostro Riccardo da fargli dimenticare quel retaggio che confluirà in una “via italiana”.