STRAUSS
DON QUIXOTE OPERE PER VIOLONCELLO
O. Gaillard, A. Conunova,
SOLISTI
D. Scheindlin, V. Varvaresos, B. Uria Monzon
Julien Masmondet
DIRETTORE
Sinfonica Nazionale
ORCHESTRA
Ceca
CD AP174
20,20
PREZZO
★★★★
La scrittura del Don Quixote reca la data del 1897 e si inscrive dunque nella fase di più esplicito ardore dell’ancor giovane Bavarese: ricchezza, talora sin pletorica ma sempre intrigante, di virtuosismo stru-
mentale, lirismo d’acuta specie, apoteosi della tecnica e gusto vigile della sorpresa, come s’addiceva a quel maestro degli inganni sonori. Non diremmo che si tratti del maggiore dei lavori orchestrali del Nostro però l’impronta d’estroversione e la ideazione tematica son tali da far sorvolare su talune pause di desistenza per godere di quel che rimane; e quel che rimane vale il gioco. Ne veniamo a capo in una performance di ottimo conio dovuto alla presenza in campo di una giovane solista di violoncello che ha nome Ophélie Gaillard, sostenuta da un’Orchestra Sinfonica Ceca diretta con buon mestiere da Julien Masmondet, e quindi attiva quale solista anche in due più rare pagine cameristiche dello stesso autore non prive, specie la prima, di qualche fascino, ovvero la Sonata in fa maggiore per violoncello e pianoforte op. 6 e la Romanza per identico organico e tonalità op. 13. Dalla concisa presentazione è facile presumere come il disco abbia una sua necessità, vuoi per la rarità delle due pagine strumentali vuoi per il più noto ma pur sempre poco frequentato poema sinfonico ispirato al cavaliere di Cervantes. Allorché Strauss lo compose era trentatreenne e aveva alle spalle già diverse opere sinfoniche ispirate all’identico criterio di questa; ed è facile rendersi conto di quanto quel criterio sarebbe stato nel futuro ribaltato sol che si pensi alle analoghe pagine del genere che Strauss avrebbe scritto negli anni della maturità, quando alla esplosione del talento giovanile sarebbe subentrato il più maturo e sofferto rimuginamento della vecchiaia, ovvero, per dirla icasticamente, quando Wagner avrebbe lasciato il posto a Mozart.
Bella e solida pare la prestazione di questa avvenente Gaillard, con larga attenzione alle parti liriche che sembrano tuttora le più coinvolgenti dell’opera (una per tutte la bellissima Terza Variazione) e un suono di ampia portata che fa da primattore in una vicenda sinfonica meno esuberante del consueto nel giovane Strauss ma sempre attenta agli equilibri giusti.