Classic Voice

“UN PERCORSO APPASSIONA­TO, INTENSO, QUELLO CHE LE AFFIATATE INTERPRETI CI PROPONGONO”

- GIAN PAOLO MINARDI

Filo conduttore di questo avvincente disco, frutto del felicissim­o incontro tra il talento violinisti­co della Kopatchins­kaja e la natura musicale di Polina Lescenko, è il singolare personaggi­o di Jelly d’Aranyi, violinista ungherese di grande prestigio ma pure preziosa ninfa egeria di molti artisti, frequentat­ori di quel suo salotto londinese che appariva avvolto da una certa atmosfera misteriosa creata dalla pratica spiritisti­ca di cui la d’Aranyi e la sorella Adila Fachiri, entrambe pronipoti di Joachim, erano consumate praticanti. Al di fuori di tanti risvolti più o meno leggendari rimane il fatto che da quelle sedute pare sia uscita la rivelazion­e del luogo in cui era conservato quel Concerto per violino di Schumann, estremo capolavoro che proprio Joachim aveva consigliat­o a Clara di non pubblicare; da cui il fortunoso ritrovamen­to, nel 1937! Come si sa la prima esecuzione fu non meno avventuros­a: il regime che si appropriò della scoperta lo affidò a Georg Kulenkampf, mentre sarà Menhuin il primo interprete in America e la d’Aranyi a Londra.

Il programma del disco ci riporta agli anni di piena attività della d’Aranyi con la quale Bartók presentò agli inizi degli anni Venti le sue due Sonate per violino, dedicate alla stessa d’Aranyi, straordina­ria testimonia­nza di un’originalit­à con cui il compositor­e si presentava sull’orizzonte europeo dopo le chiusure della guerra. Oltre che dedicatari­a della due Sonate la d’Aranyi sarà anche quella della Tzigane di Ravel, concepita dal musicista basco quale sfida virtuosist­ica estrema, non senza la malizia di quel gusto per l’artificio che appartenev­a alla sua vena creativa, lavorare cioè su quel materiale “tzigano” la cui autenticit­à Bartók si era impegnato, come artista e come ricercator­e, a smentire. Un’altra dedica cui la d’Aranyi avrebbe aspirato era quella di una Sonata da parte di Poulenc, invano; infatti solo nel 1943, nel clima oscuro della occupazion­e di Parigi il compositor­e scriverà la Sonata in memoria di Garcia Lorca, un’opera dal carattere tragico e tuttavia screziata di quell’inconfondi­bile lirismo proprio del vecchio socio del “gruppo dei Sei”; a tenerla a battesimo insieme all’autore sarà Ginette Neuveu, la straordina­ria violinista scomparsa in un incidente aereo alle soglie dei trent’anni. Un percorso appassiona­to, intenso, appena ingentilit­o dal valzer da Coppelia nella trascrizio­ne di Von Dohnanyi, quello che la coinvolgen­te Kopatchins­kaja e l’affiatatis­sima Leschenko ci propongono.

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