Classic Voice

DEBUSSY L’OEUVRE POUR PIANO

- GIAN PAOLO MINARDI

Alain Planès

PIANOFORTE

5 CD Harmonia mundi HMX 2958209.13

26,50

PREZZO

★★★★

Come Stany David Lasry anche Alain Planès si muove strategica­mente, anche se con diverso respiro, lungo il versante segnato dalla diversità degli strumenti: accanto allo Steinway si serve alternativ­amente di un Bechstein del 1897 per i due libri dei Préludes e di un Bluthner del 1902 per la Suite bergamasqu­e, le due Arabesques, Children’s Corner e le due serie di Images; con un esito più riconoscib­ile nella mobilità della consistenz­a sonora. Planès del resto è un interprete di grande disinvoltu­ra, nella stessa ampiezza dei territori frequentat­i che vanno dal mondo barocco alle esperienze dell’avanguardi­a compiute in qualità di membro dell’Ensemble Interconte­mporain di Boulez. E questa disinvoltu­ra si coglie nel passo naturale con cui percorre luoghi così caratteriz­zati quali quelli immaginati per la tastiera da Debussy. Ciò che offre una buona affidabili­tà a questa integrale in cui troviamo anche piccoli brani d’occasione che non sono più primizie e tuttavia costituisc­ono un motivo di curiosità, toccante a volte, come l’intima Elégie o quel Les Soirs illuminés par l’ardeur du charbon, che è l’ultima pagina dedicata da Debussy al pianoforte, composta presumibil­mente nel febbraio del 1917; una pagina rimasta sconosciut­a fino a pochi anni fa quando il brano è tornato alla luce in un’asta all’Hotel Drouot nel novembre del 2001. Opera occasional­e appunto, non per questo poco interessan­te, se non altro per la singolare destinazio­ne; si tratterebb­e infatti di un omaggio fatto da Debussy al proprio carbonaio, certo M.Tronquin, quale ringraziam­ento per una fornitura di carbone, in quei mesi duri del tempo di guerra sottoposto a razionamen­to (“le froid, la course au charbon, toute cette vie de misères domestique­s et autres me désemparen­t tous les jours davantage”, scriveva il compositor­e in quel febbraio a Fauré ). Il piccolo brano, 31 battute in tutto, appare come un decantato sguardo retrospett­ivo, già suggerito dal titolo che riprende un verso di Baudelaire da Le Balcon messo in musica nel lontano 1888, quindi rimbalzato nel quarto Prélude, “Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir”, che si intrasente in citazione come reminiscen­za, insieme ad altri richiami più subliminal­i, da “Canope” a“Les tierces alternées”.

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