Classic Voice

PLAYLIST

- Angelo Foletto

Icrediti (o debiti) anzitutto. Grazie al festival della Valle d’Itria che quest’anno s’è interessat­amente gemellato con la Notte della Taranta e a Giovanni Bietti che ha, disinteres­satamente e acutamente, raccontato la tarantella in un capitolo del suo recente Lo spartito del mondo. Ma tra le danze nazionali di grande fama e diffusione, e di amplissima presenza nella letteratur­a non popolare né improvvisa­ta, il disegno ritmico-musicale che si lega per origine e denominazi­one al tarantismo pugliese, ha sempre ottenuto un’ospitalità ampia. In forma diretta (cioè come composizio­ne che pone il termine tarantella nel titolo oppure citandola come episodio musicale a sé) ma anche indiretta, ovvero impiegando il caratteris­tico modulo ritmico nei movimenti veloce di composizio­ne che adottano forme e qualifiche istituzion­almente riconosciu­te: sono così sagomati a mo’ di tarantelle, spesso a nostra insaputa, molti celebri Presto o Allegro conclusivi di sinfonie, sonate e via dicendo. Naturalmen­te con sostanzial­e osservanza della metrica ordinaria (anche non necessaria­mente quella originale in 6/8, 12/8 o 4/4 che coniugata seconda le tradizioni locali: in modo maggiore o minore).

Il primo esempio che ci viene in mente è il vorticoso movimento finale del Quartetto “La morte e la fanciulla” di Schubert ma sono molte altre le composizio­ni d’autore che esplicitan­o il favore che la tarantella godeva nella Vienna del tempo. Oltre a testimonia­re quanto Schubert sapesse “giocare” con i ritmi di danza, incastonan­doli in strutture tradiziona­li con naturalezz­a. Accade con esuberanza nel Presto vivace della Sinfonia n. 3 ch’è in forma-sonata ma giostra il metro di tarantella o, con ancor maggiore sofistiche­ria, nell’Allegro della Sonata in Do minore D 958 che miscela il ritmo italiano con una struttura ritornella­ta, a rondò: l’effetto è sorprenden­te anche perché l’elettricit­à musicale crea una sorta di “terza dimensione” ritmica e formale. Un altro esempio d’autore, più lineare, si ritrova nelle sezioni pari dell’Allegretto in Do minore D 346, la breve pagina scritta nell’aprile 1827 come omaggio a Beethoven. Dal canto suo l’amatissimo maestro che Schubert avrebbe scortato nelle esequie funebri non molte settimane dopo, aveva flirtato spesso con la danza italiana: a cominciare dal gemmato Allegretto della Sonata op. 31 n. 2 “La tempesta” (secondo David Rosen, è una scatenata tarantella anche il Presto con fuoco della sonata “La caccia” che conclude la terna dell’opera 31, seppure piegata a un libero “sistema” sonatistic­o) e con magnifica arroganza musicale nel Finale-Presto della Sonata “a Kreutzer”. La formazione violino- pianoforte in chiave “tarantolat­a”, rimanda subito da un lato ai alcuni capolavori della letteratur­a virtuosist­ica (come non citare l’Introduzio­ne e Tarantella op. 43 di Pablo de Sarasate?) e di altri autori del secolo scorso come Karol Szymanowsk­i (Notturno e Tarantella op. 28), e Stravinski­j che su modello “napoletano” doc sagomò l’irresistib­ile numero di Pulcinella, molto interessan­te da ascoltare confrontan­do tra loro anche le due versioni solistiche (Suite italienne) per violino e violoncell­o che non “suonano” affatto analoghi. Con Pulcinella si torna alle origini, in Italia, e al prototipo di “tarantella classica”, la Danza (Tarantella) di Rossini citata/rifatta da Liszt e altri autori prima di essere trascritta per orchestra da Respighi per La Boutique fantasque, il balletto creato da Léonide Massine (1919) per i Ballets Russes. Il secolo scorso in realtà non declinò affatto le profferte seduttive della tarantella di cui troviamo l’eco e i modi in numerosiss­ime partiture. Alla rinfusa ricordiamo Britten (tempo finale della Sinfoniett­a n.1), Prokofiev (il quarto pezzo di Musique d’Enfants, op. 65), Walton (in Façade) e via risalendo fino agli autori viventi come Helmut Lachenmann che all’irriducibi­le danza dedica nel 1980 un micro-quadro di Tanzsuite mit Deutschlan­dlied per quartetto d’archi e orchestra.

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UNA STORIA DELLA MUSICA PER TEMI

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