Micheli deus ex machina della trilogia popolare
Il trovatore, Rigoletto e La traviata in scena a giorni alterni al Teatro del Maggio di Firenze dirette dalla bacchetta di Fabio Luisi. Il regista Francesco Micheli spiega come
Si preannuncia come un evento nell’evento. Dal 13 al 20 settembre, il palcoscenico del Teatro del Maggio di Firenze vede rappresentate insieme, a distanza di un giorno dall’altro, quelle che sono le opere della cosiddetta “trilogia popolare verdiana”: Il trovatore, Rigoletto e La traviata. Un progetto del tutto singolare che sembra vestirsi così dei connotati dello stile Bayreuth. A dirigere le tre opere è un’unica bacchetta, quella del Maestro Fabio Luisi, direttore musicale del Maggio musicale fiorentino dallo scorso aprile, così come unico è il regista, Francesco Micheli, che svela alcuni risvolti dei suoi tre allestimenti.
Com’è il suo rapporto con questi tre titoli verdiani?
“Ho già diretto da regista Il trovatore in diverse occasioni, mentre Rigoletto e La traviata sono titoli che ho soltanto prodotto da direttore artistico al Macerata Opera Festival. Si tratta, come per tutti noi appassionati d’opera, di tre totem della storia del melodramma e sono molto emozionato nell’affrontarli tutti insieme al fianco di un Maestro come Fabio Luisi con cui s’è instaurato, da subito, un ottimo rapporto collaborativo”.
Qual è il fil rouge che lega insieme Il trovatore, Rigoletto e La traviata?
“In questa operazione si è partiti dalla domanda che si è fatto Cristiano Chiarot, Sovrintendente del Maggio: ‘perché la chiamiamo trilogia popolare come fosse un’unica opera?’. In realtà, si tratta di tre opere molto diverse tra loro per drammaturgia, soggetto e sviluppo musicale. Ho iniziato così da questo quesito ad elaborare una mia regia convinto che questa ‘trilogia’, composta nel giro di poco più di due anni, consegni a tutti noi Giuseppe Verdi come un Padre della Patria. Una grande eredità che ha portato l’opera italiana nel mondo, essendo queste tra le opere più rappresentate sul pianeta Terra. Così il filo che unisce, passa e intesse queste tre trame ha preso nella mia mente le sembianze della Bandiera italiana e dei suoi colori. Ecco allora che la ‘trilogia’ è diventata un polittico a tinte forti che dice quello siamo, quello che dovremmo essere e quello che vorremmo essere”.
In che modo vengono caratterizzati sulla scena i tre titoli?
“A dominare è evidentemente il colore con il Coro che rappresenta in tutte e tre le opere il popolo italiano di oggi. Tanto che il sipario si apre sempre su un fondale che raffigura la bandiera italiana evidenziando poi il colore dominante dell’opera rappresentata. Verde è la tinta che tratteggia il Rigoletto. Perché l’ambiguità, l’invidia, la rabbia sono verdi, il colore che spesso viene attribuito a queste condizioni e stati d’animo. La traviata invece è dominata dal bianco perché è anche il colore della camelia, ma soprattutto perché Violetta ambisce a una purezza e uno status che il pubblico facilmente le riconosce. Il rosso, rappresentante il fuoco, il sangue e l’omicidio, è la tinta predominante in tutto Il trovatore”.
Dal punto di vista tecnico come si è organizzato per allestire la trilogia?
“Si è costruito un gruppo di lavoro numeroso con tre registi collaboratori che mi hanno aiutato nell’impresa. Si tratta di Benedetto Sicca, Paola Rota e Valentina Oliva che hanno seguito ciascuno un titolo della trilogia, mentre io mi sono spostato, di volta in volta, da una prova all’altra. Questo meccanismo ha riguardato anche le prove con i differenti cast composti da alcune delle più belle voci verdiane di oggi, da Jennifer Rowley a Piero Pretti, da Massimo Cavalletti a Jessica Nuccio, da Matteo Lippi a Giuseppe Altomare”. Il trovatore - Rigoletto - La traviata di Giuseppe Verdi Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Dir. Fabio Luisi. Regia di Francesco Micheli
Firenze, Teatro del Maggio, dal 13 al 30 settembre