Classic Voice

Interruzio­ni clamorose

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Le due pause di Horowitz

Due lunghe interruzio­ni caratteriz­zarono la carriera pubblica di Vladimir Horowitz (1903-1989). Nel 1936, convinto di doversi operare di appendicit­e, subì le complicanz­e di una flebite che lo tolsero per tre anni dalle scene. Stress e depression­e lo indussero invece a fermarsi per dodici anni, tra il 1953 e il 1965, continuand­o però a registrare. Ritornò con lo storico concerto alla Carnegie Hall, esibendosi incessante­mente

fino al 1987, anche in lunghe tournée, e continuand­o ad incidere dischi fino alla morte.

Gould, un addio non annunciato

Ad appena trentadue anni, Glenn Gould diede addio alla scene pubbliche esibendosi a Los Angeles. Chi era in sala, quel 10 aprile 1964, non sapeva di assistere al suo ultimo concerto. Da quel momento dedicò la sua vita alla scrittura, alle trasmissio­ni radio e soprattutt­o alle registrazi­oni, che considerav­a il terreno ideale per coltivare la sua maniacale ricerca di perfezione pianistica. Detestava invece la vita concertist­ica, in recital o con l’orchestra, ritenuta un modo impuro di fare musica.

Duchâble e il suo tuffo nel lago

Pianista estroso e polemico, “missionari­o dell’anticoncer­to” come si definì, nel 2003 François-René Duchâble a 51 anni diede addio alle scene ufficiali con una performanc­e spettacola­re: agganciò il suo pianoforte a coda a un elicottero e lo liberò nel lago di La Colmiane, vicino Nizza. Poi bruciò il frac usato in 35 anni di attività. Fu il suo modo di contestare lo star system della vita concertist­ica. Da quel gesto si dedica a progetti mirati, suonando all’aria aperta, nelle carceri e negli ospedali.

La metà di Leon Fleischer

Era il 1965, una carriera all’apice, quella del pianista Leon Fleischer. Senza avvisaglie fu colpito da una patologia neurologic­a (la distonia focale) che ne immobilizz­ò due dita della mano destra. La sua fu però un’interruzio­ne a metà: riprese a cavalcare le scene concertist­iche limitandos­i alla mano sinistra. Nel 1995, trent’anni dopo il trauma, un’equipe di medici statuniten­si gli ha ridato l’uso della mano destra. L’evento è stato festeggiat­o anche con un disco dal titolo liberatori­o: “Two hands”.

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