Classic Voice

F. HALÉVY LA REINE DE CHYPRE

- CARLO VITALI

V. Gens, C. Dubois, É.

SOLISTI

Dupuy, É. Huchet, C. Stamboglis e altri

Flemish Radio

CORO

de Chambre de Paris

ORCHESTRA

Hervé Niquet DIRETTORE 2 CD + LIBRO Ediciones Singulares

ES 1032

37 PREZZO ★★★★

Nel consueto formato di rappresent­anza (tiratura limitata a 4mila copie numerate, librone cartonato in-ottavo con ghiotti saggi critici, preziosa iconografi­a e i due cd infilati nelle taschine dei piatti quasi a mo’ di gadget), il Palazzetto Bru Zane aggiunge alla sua collana di opera francese poco eseguita un successone del 1841; per il suo autore Fromental Halévy secondo solo a quella Juive che invece non è mai uscita di repertorio. A quel tempo critici arcigni come Berlioz e perfino Wagner (passabilme­nte misogallo e antisemita qual era) ne scrissero mirabilia; i due protagonis­ti Rosine Stoltz e Gilbert Duprez

aggiunsero con essa nuovi allori al loro già cospicuo palmarès. E oggi? Ci voleva una maiuscola signora del grand opéra come Véronique Gens per scuotere la polvere da una partitura che, sulle orme di un libretto cui si rifarà anche Donizetti nel 1843, rievoca in forma altamente romanzata le vicende di Caterina Cornaro, regina di cuori e di denari a cavallo fra Quattro e Cinquecent­o. Non altrettant­o ben presidiato il ruolo di Gérard, dove - ad onta della mancanza di Do di petto - ben tre tenori si sono dati il cambio l’estate scorsa nell’allestimen­to in forma di concerto al Théâtre des Champs-Élysées. Alla fine è sopravviss­uto Cyrille Dubois, con accenti che la presente registrazi­one dal vivo documenta squillanti e nobili senza forzatura. Di madame Gens non si fa motto per esauriment­o di superlativ­i; accanto a lei riesce comunque a non sfigurare il baritono Étienne Dupuis, un regale Lusignan che fin sul letto di morte grandeggia nell’atto quinto con la cavatina-duetto “À ton noble courage”, forse la gemma dell’intera opera. Prima ancora (atto III) lui e il citato Dubois si erano prodotti in un folgorante duetto d’amicizia che forse non sarà sfuggito a Verdi quando si tratterà di musicare l’analogo momento drammatico fra Don Carlos e Posa. Bravo Éric Huchet nei panni dell’intrigante veneziano Mocenigo che tradisce col sorriso sulle labbra mentre sparge l’oro della corruzione fra gli avvinazzat­i nobili ciprioti: un topos assai collaudato in questa sorta di drammi storici. Il marmoreo basso Christopho­ros Stamboglis (Andrea Cornaro), lacerato fra l’ambizione e il rimorso, completa degnamente il parterre principale. Bene anche i comprimari e, in una partitura che non comporta eccessive sofistiche­rie di scrittura, i complessi guidati dal mercuriale Hervé Niquet; specie la sezione dei fiati nell’orchestra della Radio fiamminga e il piccolo ma gagliardo coro da camera di Parigi.

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