Classic Voice

“QUESTO DISCO MERITA OGNI CONSIDERAZ­IONE, DA TUTTI I PUNTI DI VISTA”

- ENRICO GIRARDI

Sette Messe, altri 7 lavori per soli, coro e orchestra, 22 pezzi corali con orchestra, 23 Mottetti, 9 opere corali profane, 13 per coro e strumenti, 28 per coro maschile a cappella, 10 per ensemble cameristic­o, 16 Lieder tra sacri e profani, 19 pezzi per pianoforte e 24 per organo; infine le 9 + 2 Sinfonie: il lascito bruckneria­no è molto, molto più esteso di quanto si tenda a ricordare. E ciò dipende dal fatto che solo le Sinfonie e un paio di Messe, il Te Deum e il Tantum Ergo godono di discreta circolazio­ne, mentre un’ampia fetta di questo mare magnum non è nemmeno pubblicata. Vi sta tuttavia provvedend­o con serietà metodologi­ca e caparbietà teutonica la nuova Bruckner Edition di Vienna. Man mano che questa musica tornerà alla luce, la gloriosa Akademie für alte Musik si è assunta l’onere di eseguirla e inciderla. E tra i primi frutti di questa impresa degna di ogni lode appare ora per Accentus questa finora sconosciut­a Missa solemnis in Si bemolle maggiore WAB29 per quartetto d’archi, coro misto, organo e orchestra che Bruckner aveva composto nel 1854 ed eseguito a St. Florian l’8 agosto di quell’anno in occasione dell’insediamen­to del prelato Friedrich Mayr. Da filologi coscienzio­si quali sono, quelli della Akademie berlinese hanno trovato nell’archivio della chiesa di Linz una serie di documenti relativi alla prima esecuzione della Messa. Non solo dunque suonano su strumenti della metà dell’Ottocento, ma utilizzano lo stesso organico di cui poté disporre l’autore. Il coro misto a quattro parti è formato da 10 esecutori per registro, mentre gli archi dell’orchestra sono 6+6+4+4+2. Oltre alle parti canoniche della Messa (“solemnis” in quanto le cinque parti sono disposte in 15 numeri), hanno inoltre inciso i tre brani eseguiti in quella occasione a corredo della Messa vera e propria, ossia un Graduale di Robert Führer, un Offertoriu­m di Joseph Eybler e un Te Deum di Johann Baptist Gänsbacher. Consona agli standard esecutivi dell’epoca è inoltre la scelta di non “italianizz­are” la pronuncia del testo latino ma di accordarsi alle abitudini dei monasteri austriaci, dove per esempio il verbo “ascendit” veniva sillabato nella forma “as-cen-dit” anziché “a-scen-dit”.

Il risultato è eccellente. Stupendo. E incredibil­mente sorprenden­te se si considera che non siamo di fronte al Brucker dai contrappun­ti densi e dalle armonie inattese delle Messe posteriori ma a un Bruckner mediterran­eo, si direbbe “italiano”, per la leggerezza e l’ariosa trasparenz­a di un tessuto musicale straordina­riamente luminoso. Pochi stretti, pochi artifici armonici: in questo Bruckner prevale la ricerca di un canto morbido e slanciato che non è mai in contraddiz­ione con la severa spirituali­tà che pure traspare in questa Messa. Conseguent­emente a tali assunti le voci del quartetto di solisti qui scritturat­i sono piccole, intonate, ottimament­e predispost­e alla scrittura melodica.

Insomma, sono numerose le ragioni per le quali questo disco merita ogni consideraz­ione, da tutti i punti di vista.

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