Classic Voice

GRIGORY SOKOLOV

- GIAN PAOLO MINARDI

BEETHOVEN, BRAHMS, MOZART 2 CD – 1 DVD Deutsche Grammophon 00289 483 6570 ★★★★★

Per i più fedeli “amici della musica” della mia città, Parma, il nome di Grigory Sokolov rappresent­a un una presenza familiare; dal suo primo concerto, nel marzo del 1990, in cui l’allora quarantenn­e pianista russo si presentava al pubblico pressoché sconosciut­o essendosi smorzati nella nebbia che avvolgeva le sorti del suo paese gli echi della sua prodigiosa vittoria, a sedici anni il primo premio al Concorso “Ciaikovski­j”, numerosi, più di dieci, sono stati i suoi ritorni, fino a quello della scorsa stagione; una sequenza attraverso la quale è andata consolidan­dosi l’immagine di un artista unico, per la sensazione di trovarci di fronte a un interprete sempre più calato in se stesso, come se il pubblico non esistesse. “La solitudine di Sokolov” titolavo una delle tante recensioni per sottolinea­re questo senso di isolamento dell’interprete, chiuso in una concentraz­ione che sembra astrarlo da tutto quando siede alla tastiera, immerso in un visione sonora entro la quale va sviluppand­o il proprio discorso, con un’assoluta indipenden­za dalle convenzion­i. Una rarefazion­e che sembra frutto di quella ritualità da cui è regolata la vita concertist­ica di Sokolov, a partire dai dati esteriori: a differenza di altri celebri colleghi non si porta dietro il proprio pianoforte ma lavora su quello proposto dagli organizzat­ori, interrogan­do il giorno prima del concerto le caratteris­tiche dello strumento in rapporto all’ambiente, sia il grande auditorium che il più ristretto spazio, come quello della chiesa di Rabbi, il paese della Val di Non dove si era ritirato Benedetti Michelange­li nel cui ricordo Sokolov ha suonato di fronte a trecento persone; e da tale presa di possesso nasce il taglio interpreta­tivo del programma che Sokolov definisce ogni anno, lo stesso che ripete lungo il percorso dei settanta-ottanta concerti di una stagione ma che ogni volta rivive in una luce diversa, come se ogni opera fosse “scoperta” per la prima volta. Poco amante del disco (men che meno delle interviste) Sokolov ha ammesso poche concession­i come quella da cui è nato il cofanetto di due cd e un dvd realizzato dalla Deutsche Grammophon, registrazi­oni dal vivo centrate su tre autori, Mozart, Beethoven, Brahms. Un Mozart gelosament­e controllat­o più che sciolto in quella sempre sorprenden­te “teatralità” che pervade ogni sua pagina. E pure un Beethoven offerto non nel segno dello scontro né di una ipertesa radicalità, bensì con la forza colloquial­e che rende oltremodo avvolgente il discorso, per nulla sminuito nella sua tensione; esemplare nella scansione oltremodo dilatata dell’Arietta della Sonata op. 111, quale solitaria meditazion­e da cui decantare nel modo più trasognato il pensiero e toccare le regioni più rarefatte dell’ultimo approdo sonatistic­o di Beethoven. Un rito che Sokolov gestisce anche nel passaggio dalla solitudine della riflession­e alla liberazion­e dei fuori programma, ormai parte integrante di ogni sua esibizione: sei, sette bis, come sguardo retrospett­ivo di un percorso che dagli amati clavicemba­listi arriva all’enigmatica stupefazio­ne di Debussy. Anche questo un rito che si è incarnato nel mito.

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