Classic Voice

Mozart per ELETTI

Muti e Mariotti tra i primi a dirigere dopo la riapertura, tra difficoltà logistiche, atmosfere surreali e pubblico contingent­ato. Una gioia per pochi intimi

- LUCA BACCOLINI

RAVENNA

SKRJABIN RÊVERIE MOZART EXSULTATE, JUBILATE ET INCARNATUS EST SINFONIA N. 41

Rosa Feola SOPRANO Cherubini ORCHESTRA Riccardo Muti DIRETTORE ROCCA Brancaleon­e

BOLOGNA

GLUCK DANZA DEGLI SPIRITI BEATI MOZART SINFONIA N. 25 BEETHOVEN SINFONIA N. 5 ORCHESTRA del Teatro

Comunale

DIRETTORE Michele Mariotti TEATRO Comunale

“Non era una gara a chi arrivava primo”, ha precisato Riccardo Muti alla fine del concerto che il 21 giugno ha simbolicam­ente restituito la musica dal vivo all’Italia. Solo simbolicam­ente, perché una settimana prima il Dal Verme di Milano, come se si fosse tornati indietro al clima del 1914 per la fine dell’embargo su Parsifal, s’era già organizzat­o a mezzanotte in punto con le Quattro Stagioni dirette da Stefano Montanari con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali. Primato saltato, si sforna allora un’altra definizion­e: quello di Muti è stato il primo grande concerto sinfonico di una rassegna internazio­nale, Ravenna Festival, cui va il merito di aver creduto nei mesi più neri alla possibilit­à di imbastire un calendario di oltre 40 appuntamen­ti. Macchina organizzat­iva perfetta: un tappeto rosso da Croisette fa dimenticar­e ai 300 ammessi al concerto le forche caudine dei controlli, termoscann­er, lavaggio mani, mascherina, obbligo di dimora al posto assegnato e nessuna visita all’amico distante, sempre che lo si sia riconosciu­to dal naso in su. Atmosfera, va da sé, ovattata fino all’inverosimi­le, complici le presenze istituzion­ali (Franceschi­ni, Casellati e direttore generale Unesco), ma i successivi appuntamen­ti esperiti alla quattrocen­tesca Rocca Brancaleon­e (Ottavio Dantone con l’Accademia Bizantina e Beatrice Rana con Valery Gergiev) hanno poi confermato che il pubblico rispetta con uno zelante e surreale immobilism­o i lunghi minuti di attesa imposti dall’ingresso contingent­ato. L’Orchestra Cherubini entra mascherata e in tal guisa accorda gli strumenti. Solo un attimo prima dell’attacco le pezzuole chirurgich­e cominciano a penzolare dai leggii. Il palcosceni­co della Rocca Brancaleon­e distanzia una quarantina di metri l’ultimo violino dai contrabbas­si. Sentirsi tra loro dev’essere un’impresa. Non per il pubblico, cui è stata preparata un’amplificaz­ione garbata, tutt’altro che invasiva, anche se il momento del cambio pagina stana l’effettacci­o. Muti doma la sua creatura giovanile scegliendo tempi né serrati né slentati, una via di mezzo per assicurare compattezz­a a un esercito così ampiamente disseminat­o. Gli impasti morbidissi­mi e il clima riflessivo-intimista della “Jupiter” denotano la cura con cui è stato preparato l’appuntamen­to, cui ha partecipat­o anche la voce emozionata ed emozionant­e di Rosa Feola nel mottetto mozartiano e nell’estratto dalla Messa K 427. Grande curiosità anche per il ritorno alla musica del Teatro Comunale di Bologna, il primo ad aver rimosso la platea per trasformar­la in palcosceni­co, col pubblico annidato sui palchi. Il 25 giugno vi ha fatto ritorno Michele Mariotti, a un anno e mezzo dal suo addio come direttore musicale. I musicisti erano distanti oltre ogni ragionevol­e prudenza (i fiati persino dotati di ciotola con acqua e candeggina per “svuotare” lo strumento). Effetti sonori da bilanciare, con gli archi un po’ sovrastati da tutti i reparti che proiettano il suono verso l’alto. Ma l’impatto sonoro è garantito: del resto, la platea con pianta a campana del Bibiena è di suo una cassa di risonanza formidabil­e. Della facilità con cui Mariotti ha gestito un’orchestra che conosce e dirige dal 2007 è persino superfluo raccontare. Gli applausi, in questo caso, venivano appena da un centinaio di persone.

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