Didattica A Pinerolo si studia coi grandi per fare carriera
L’Accademia musicale di Pinerolo forma i talenti pensando alla loro professione. Per questo è nato l’ufficio “Pro Carriera”. E gli orchestrali di domani studiano sul campo, anche sotto lo sguardo di Petrenko
Sembra esserci tutto il senso pratico piemontese nel nome del nuovo ufficio, “Pro carriera”, installato presso l’Accademia di Musica di Pinerolo, in provincia di Torino, istituzione che dal 1994 coinvolge ogni anno con corsi e masterclass di perfezionamento centinaia di studenti provenienti da tutto il mondo (nel 2019 sono stati 500). “Pro carriera” perché, spiega subito la direttrice dell’Accademia Laura Richaud, “ci occupiamo del tratto più importante del percorso di uno studente”, quando cioè si dispiega quella prateria piena di promesse (e di insidie) dove la musica sta per diventare un lavoro. Tre persone (peraltro ex allievi, a testimonianza della circolarità dei saperi) si dedicano a tempo pieno con esperti e consulenti di vari settori in questo nuovo dicastero: si realizzano curriculum, reportage fotografici, si preparano e si organizzano concerti, si trovano occasioni per esibirsi. Quel che si dice lanciare una carriera agli esordi. Se la parola suona troppo prosaica, bisogna fare un passo indietro. Laura Richaud, che dal 1979 è titolare della cattedra di pianoforte principale presso il Conservatorio Verdi di Torino, ha collaborato per vent’anni con Franco Scala, il direttore dell’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola, del cui trentennale si era già occupata questa rivista. Fu proprio Franco Scala, a inizio anni Ottanta, a individuare la necessità di allargare il bagaglio di esperienze degli studenti dei Conservatori per renderli pronti alla vita vera della professione. Il suo timore, come confessò a “Classic Voice”, era che un giovane pianista rimanesse schiavo degli insegnamenti “monoteistici” di un solo docente, e che all’appuntamento sacro con il mondo del lavoro arrivasse sostanzialmente impreparato. Perché il bivio, si sa, non è tanto un esame di ammissione o un concorso, ma la legittimazione che solo la
conquista stabile di un mestiere può dare. L’Accademia di Pinerolo è ormai riconosciuta tra le migliori istituzioni di alta formazione musicale. Nei primi mesi del 2019 ha anche ottenuto il riconoscimento da parte del Ministero dell’Istruzione di Scuola di Specializzazione post laurea in Beni Musicali Strumentali per pianoforte, pianoforte contemporaneo, viola, violino, violoncello e chitarra, con docenti di livello internazionale (Pavel Gililov, Pierre-Laurent Aimard, Fabio Biondi, Mischa Maisky, Enrico Pace, Emanuele Arciuli, Andrea Lucchesini, solo per citarne alcuni). Formare professionisti pronti a restare stabilmente sul palcoscenico è diventato l’obiettivo primario: “Venticinque anni fa - ricorda Laura Richaud - i percorsi professionali erano più lineari. Oggi si sono certamente diversificati. Posso dire con grande soddisfazione che i nostri ex allievi hanno trovato tutti collocazioni lavorative anche di grande prestigio e di soddisfazione delle caratteristiche personali”. Se un tempo era il concorso la strada maestra per accorciare la rampa di lancio, oggi non è detto che sia sufficiente per lastricare il viatico di una carriera: “Vincere un concorso è come vincere un terno al lotto - spiega la direttrice -. Vi rientrano tante variabili: l’ordine in cui si suona, la composizione della giuria, l’orario delle esecuzioni, la situazione psicofisica del momento. A un concorso si va per vincere: noi cerchiamo di trasmettere anche il valore dell’umiltà e il senso di una prova, soprattutto di fronte a se stessi, delle proprie capacità”. Ma esistono requisiti innati, attraverso i quali si può “prevedere” una grande carriera? “Per me non esistono - taglia corto Laura Richaud -. Possiamo parlare di fisicità favorevole, orecchio sensibile, disposizione psicologica, tenacia, ma la tecnica si acquisisce con anni di studio e richiede di essere seguita da docenti molto preparati e che vedono nella didattica una vera e propria missione. Detto che ogni allievo è un caso a sé, insistiamo molto sulla consapevolezza dei propri mezzi e sulla chiarezza degli obiettivi da perseguire”. Anche attraverso un percorso formativo “sul campo”. Nel 2017 l’Accademia di Pinerolo ha stretto un patto inedito con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Per molti allievi under 30 è stata l’occasione per affiancarsi ai professori d’orchestra durante le prove, seguendo da vicino direttori come Petrenko, Gatti, Conlon, Valcuha, Axelrod o Russell Davies. Il progetto, anche in questo caso, ha preso un nome ispirato alla concretezza, “Professione Orchestra”. Nel tempo è stato integrato da lezioni in aula, sia di strumento con le prime parti della Osn Rai, sia di musica da camera presso l’Accademia di Musica di Pinerolo con Andrea Lucchesini e Lukas Hagen. Anche se tre anni di sperimentazione non sono un campione significativo, i risultati ottenuti dai partecipanti mostrano già segnali incoraggianti: il 40% ha già ricevuto riconoscimenti nei concorsi in orchestre italiane ed estere. Il 20% lavora stabilmente all’interno di una compagine orchestrale. Il restante 40% sta ancora proseguendo il percorso di studi presso Conservatori o Accademie musicali. L’emergenza virus ha dovuto rallentare momentaneamente i progetti di Pinerolo: “Ma come tutte le grandi difficoltà – spiega Richaud - anche questa crisi è un’occasione di stimolo e di coesione. Ovvio che nulla potrà sostituire il rapporto personale tra docente e allievo, ma, per quanto riguarda il perfezionamento le lezioni a distanza continuano regolarmente e ci stiamo preparando per una ripresa dal vivo per terminare l’anno accademico, con tutte le precauzioni sanitarie del caso”. Sulle pagine Facebook e Instagram dell’Accademia di Musica i giovani concertisti che si stanno perfezionando hanno proposto pagine musicali “in quarantena”. Il ciclo è fellinianamente ispirato: “Cosa ti ha promesso la musica?”. La raccomandazione è stata quella di presentarsi al pubblico virtuale come se si trattasse un vero concerto. Perché anche in tempi di virus, si può costruire un pezzo di carriera.