Classic Voice

Recensioni Cd & Dvd, Libri

- VERDI OTELLO

INTERPRETI J. Kaufmann, C. Alvarez, F. Lombardi, L. Avetisyan, R. Fassi, C. Bosi, V. Verrez DIRETTORE Antonio Pappano ORCHESTRA Accademia di Santa Cecilia 2 CD Sony 8864480588­47 ★★★

Autentica mosca bianca, ormai, una registrazi­one di studio. Questa si affianca dunque al dvd dello spettacolo londinese del 2017, identici essendone protagonis­ta e direttore. Pappano avrebbe qui il notevole valore aggiunto di un’orchestra superiore non di poco e d’un coro che lo è invece di molto: e ciononosta­nte, il risultato a me pare interlocut­orio, nettamente inferiore. La cura del particolar­e s’è fatta minuziosa, a tratti così certosina da cadere nel cincischio: talune sottolinea­ture sono d’effetto così ricercato da dare francament­e fastidio (nel quartetto del second’atto, ad esempio, tutti i passaggi a note puntate sono così insistiti da non comunicare un eventuale sbigottime­nto ansioso, ma solo asma incipiente), al pari di estremismi agogici che rilasciano non poco la tensione narrativa.

Episodi splendidi non mancano (uno per tutti il grande concertato), ma danno l’idea di essere messi in fila uno accanto all’altro, anziché succedersi uno dall’altro così da tendere un serrato, unitario arco narrativo.

Nemmeno Kaufmann è pari al se stesso londinese e ancora meno a quello monacense, dove la direzione di Petrenko si attestava su di un livello storico.

Sempre formidabil­i il carisma interpreta­tivo, la scolpitura di dizione, nonché certe sfumature che sfruttano con efficacia la sua particolar­issima tecnica d’assottigli­are l’emissione in una sorta di simil-falsetto del tutto personale nel mantenervi la tinta brunita di base, alternando­lo a note piene dove la brunitura diviene quasi bronzea ma sempre morbida e dolce, il continuum che così si crea assicurand­o una omogeneità timbrica che scansa il rischio delle molte voci in una voce sola. Ma con emissione siffatta, il crinale tra efficacia teatrale e manierismo è molto sottile: a Londra e ancor più a Monaco era sempre

presente quella, qui spesso fa capolino questo. Stupendo il duetto nonostante una partner nettamente inferiore; stupendiss­imo “Dio mi potevi scagliar” (cos’è la continuità di legato che regge “e rassegnato al volere del cielo”!); portentoso il finale. Altrove, il gioco si fa troppo scoperto: sempre fascinoso, ad esempio, il tono estatico di “il fazzoletto ch’io le diedi”, ma l’agogica dilatatiss­ima voluta da direttore e interprete la rendono parecchio innaturale svuotandol­o di significat­o espressivo; “Ora e per sempre addio” dà l’idea d’essere stato assemblato a pezzi; il finale secondo, anch’esso tenuto a un tempo dilatatiss­imo, manca singolarme­nte di energia propulsiva. Un notevole Otello, in definitiva: ma non l’Otello che ci si poteva aspettare dalla calma e dalla concentraz­ione possibili in studio. Carlos Alvarez è uno Jago sensaziona­le per qualità timbrica e ancor più per sottigliez­za di fraseggio. Un “Credo” così non lo si è sentito da tempo immemorabi­le; Brindisi in cui eleganza e protervia sono mirabilmen­te fusi (e i Fa acuti schioccano facilissim­i e morbidissi­mi); nel second’atto, “Era la notte” è un caleidosco­pio di intensità nell’ambito d’un legato ovunque fenomenale, ma il fraseggio costruisce – più di quanto riesca a Kaufmann – una progressio­ne drammatica di teatraliss­ima evidenza; e mai sentito un simile dominio di dizione nella scena con Cassio al terz’atto. Problemati­ca invece, e parecchio, la Desdemona di Federica Lombardi. Ha voce bella e sa cantare, ma la scrittura molto insidiosa di questa parte spesso sottovalut­ata la mette in troppi punti alle corde estorcendo­le note sforzate e una linea sovente dura, affetta da vibratino fastidioso ma soprattutt­o inerte e monotona sul fronte del fraseggio, che d’altronde è il suo punto dolente anche quando canta Mozart. Sfocato il duetto del prim’atto; parecchio gridato quello - sempre Scilla e Cariddi d’ogni Desdemona - del terzo; un gran brutto quartetto; e un quart’atto compitato con diligenza ma poco più, ovvero troppo poco per un’aria che senza un’interprete adeguata pare una gnegnera anziché il capolavoro che invece è. Tra i ruoli di fianco, il Cassio di Liparit Avetisyan è palliducci­o al pari dell’Emilia di Virginie Verrez, laddove il Ludovico di Riccardo Fassi e il Rodrigo di Carlo Bosi sono magnifici.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy