Classic Voice

SAVINIO A-Z

- PAOLO PETAZZI

A CURA DI Ester Coen

EDITORE Electa

PAGINE 360

EURO 34

“Un tentativo eccentrico per un artista eccentrico”: così Ester Coen definisce questo libro, pubblicato in occasione della mostra che si sarebbe dovuta vedere a Roma al Museo

Nazionale Romano Palazzo Altemps dal 12 novembre 2020 al 7 marzo 2021, con le opere di Alberto Savinio accostate alle antiche sculture. In comune con un consueto catalogo di mostra questo libro ha le fotografie e l’elenco delle opere, il resto è interament­e dedicato a 107 voci, da “Achille innamorato” a “Zeus”, firmate da autori diversi: ognuna suggerisce una via di avviciname­nto o di approfondi­mento, legata a qualche aspetto della vita, dell’opera, della personalit­à di Savinio, della “polifonia” complessa delle sue multiformi attività di scrittore, pittore, compositor­e e critico.

Le voci possono essere lette in ordine casuale, anche da chi non ne sappia nulla: ovviamente è preferibil­e gustarle conoscendo le notizie essenziali su Andrea de Chirico (fratello di Giorgio), in arte Alberto Savinio. Ebbe una vocazione musicale precoce; ma non senza ragione le voci propriamen­te “musicali” sono poche in questa “encicloped­ia”, soprattutt­o per ciò che riguarda le musiche di Savinio (che nel 1988 aveva cercato di rivalutare un ampio studio di Michele Porzio): nella sorprenden­te voce Mascagni si menziona un’opera perduta degli anni dell’adolescenz­a, Carmela, altrove c’è un cenno a Orfeo

vedovo (1952); ma su Savinio compositor­e è importante soprattutt­o la breve voce “Singolarit­à”, firmata da un illustre interprete dei Chants de la mi-mort, il pianista Antonio Ballista. Il genio di Savinio “non lascia nella musica una impronta altrettant­o prepotente” come nella letteratur­a e nella pittura, osserva Ballista, e tuttavia almeno nella prima fase della sua attività di compositor­e, intorno al 1914, rivela “una totale indipenden­za dalle influenze dominanti dell’epoca”, una vena dissacrant­e quasi pre-dadaista o anche pre-surrealist­a che resta davvero isolata e singolare. Altre voci ricordano il rapporto di Savinio con diversi musicisti, importante per comprender­ne il mondo e la personalit­à: l’odio per Debussy, la reticente ammirazion­e per Wagner, le idee su Max Reger, di cui fu allievo, l’amore senza riserve per Stravinski­j, soprattutt­o per le “parafrasi” del periodo così detto neoclassic­o. La maggior ricchezza di spunti e suggestion­i di questo libro non va cercata in ambito strettamen­te musicale; ma proprio nella sua “eccentrica” concezione offre stimoli in diverse direzioni e molti motivi di interesse.

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