NUITS BLANCHES
ARIAS FROM THE 18TH
CENTURY RUSSIAN COURT MUSICHE di Berezovskij, Bortnjanskij, Fomin, Gluck e Dall’Oglio
SOPRANO Karina Gauvin
ENSEMBLE Pacific Baroque Orchestra
DIRETTORE al fortepiano Alexander Weimann
CD Atma Classique ACD 22791
★★★
Programma a dir poco discutibile nelle motivazioni dichiarate, che esordiscono con una bella bufala: “nel 1726 Bach sperava di entrare al servizio della corte russa”. Eh no, signora musicologa di servizio! Nel 1730 il Thomaskantor di Lipsia, scontento del suo posto di lavoro, chiese una “Reccomendation” al suo vecchio condiscepolo Georg Erdmann in vista di trovarne uno migliore a Danzica, allora città tedesco-polacca a maggioranza luterana dove l’amico fungeva da agente diplomatico della zarina Anna Ivanovna. Tutto qui, il resto è romanzo. Non va meglio con la scelta del repertorio: Gluck, che qui fa la parte del leone con ampi estratti dall’Armide, fu introdotto alla corte pietroburghese da Berlioz; ma con assaggi di altre opere e nel 1867, dunque un bel po’ dopo il 18mo secolo. Il rimanente, con appena un paio di eccezioni, sono arie da opere metastasiane composte ed eseguite in Italia dagli ucraini russificati Berezovskij e Bortnianskij, che dopo il ritorno in patria seguirono tutt’altre strade. Del verace russo Fomin, lui pure bolognese d’adozione, si presenta solo un’ouverture strumentale; del padovano Domenico Dall’Oglio, immigrato di lungo corso, appena il primo movimento di una “Sinfonia Cossaca” (sic) che il placido Don non lo vide manco in cartolina. Insomma: un pasticcio di lepre senza lepre per nascondere il fatto che la signora Gauvin non può o non vuole cantare in russo. Qui lo fa con buona dizione in francese e decorosa in italiano, mettendo a frutto doti già sperimentate di bel metallo sopranile, agilità e resa “affettuosa” nel recitativo accompagnato. L’ensemble canadese offre una cornice stilisticamente attendibile anche se a tratti piuttosto rilassata nell’agogica. Se lo scopo era di erigere un contraltare alla nota (e per qualcuno famigerata) antologia “Cecilia Bartoli in St Petersburg”, non esiteremmo a dichiararlo mancato. Disco comunque accettabile per la musicalità degli interpreti, ma le notti bianche di San Pietroburgo non abitano a Vancouver.