Classic Voice

LOGROSCINO

- CARLO VITALI

STABAT MATER

SOPRANO Giulia Semenzato CONTROTENO­RE Raffaele Pe TRAVERSO BAROCCO

Marcello Gatti

ENSEMBLE Talenti Vulcanici DIRETTORE AL CEMBALO

Stefano Demicheli

CD Arcana-Outhere Music

A485

★★★★

Pugliese di Bitonto come lo stellare castrato Caffarelli, napoletano di formazione e attivo a Palermo dal 1758 fino alla morte, Nicola Bonifacio Logròscino (1698–1764) si ricavò una più che dignitosa nicchia nella storia della musica come “dio dell’opera buffa” e inventore, o almeno sviluppato­re, dei finali d’atto concertati. Piatto forte del presente Cd è uno Stabat Mater datato 1760; quindi posteriore di 24 anni all’illustre precedente pergolesia­no di cui ricalca fedelmente l’organico: due voci acute, archi e basso continuo. Rispetto al presunto modello, lo Stabat del Bitontino accentua quel taglio corsivo e “teatrale” che a suo tempo destò le critiche dei puristi come Padre Martini: su 25 pezzi chiusi solo pochi recitativi (appena tre) e cinque duetti compreso l’Amen finale debitament­e contrappun­tistico ma ridotto a un moncone senza sviluppo; il resto tutte arie a voce sola. Giusto quanto ci voleva per valorizzar­e le doti del soprano Giulia Semenzato e del controteno­re Raffaele Pe: voci pastose, ben organate lungo tutta l’ampia gamma e in possesso di fluida agilità. Sotto la guida competente di Stefano Demicheli l’ensemble giovanile napoletano, sottoposto negli anni ad intenso ricambio, conferma il suo profilo “vulcanico” errando nei labirinti agogici e dinamici di una partitura dove sembra prevalere la ricerca dell’effetto-sorpresa. Più convenzion­ale la breve cantata “Ecco l’ara, ecco il nume”, compendio di arcadiche pastorelle­rie e pene d’amor masochista; il testo poetico, di qualità invero non eccelsa, è inoltre deturpato nel booklet da un’impaginazi­one che violenta i fondamenta­li della metrica italiana: ovvero l’endecasill­abo, questo sconosciut­o. Nel concerto in sol maggiore per flauto e archi, Marcello Gatti sale in cattedra col sound malioso e il raffinato fraseggio che da sempre gli conosciamo.

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