ALBERTO CIMA VIVARELLI
FRANZ JOSEPH HAYDN. UNA GUIDA ALL’ASCOLTO EDITORE Zecchini PAGINE X+238
EURO 27
Mancava finora al panorama editoriale italiano un lavoro su un autore più rispettato che conosciuto dal grande pubblico; manuale sistematico e insieme divulgativo (talora di un didascalismo spinto nelle note a piè di pagina dove si definiscono concetti quali Massoneria o pianoforte, ma forse melius abundare...). A un’introduzione di taglio estetico fa seguito una sintesi biografica mainstream senza alcuna concessione alle deliranti teorie negazioniste di Giorgio Taboga e seguaci, ma il grosso della trattazione (quasi 200 pagine) è riservato a schede critiche sui singoli lavori, o alme
no sulla maggior parte di essi, ordinati per categorie secondo il catalogo Hoboken. Anche sulle sinfonie l’Autore, pur muovendosi sulla falsariga di Luigi della Croce (Le 107 sinfonie di Haydn, Torino, Eda, 1975), torna alla numerazione di Hoboken; la quale non sarà impeccabile sul piano cronologico ma presenta vantaggi pratici rispetto ad un’isolata e sperimentale proposta di revisione. Lascia perplessi qualche sorvolo: ad esempio quello sul trio nell’inaudita tonalità di Fa diesis minore (Hob. XV:26), cui si accenna solo fugacemente in un rimando dalla Sinfonia n. 102. Concludono tre capitoli a mo’ di
divertissement: uno sorridente senza prurigine (“Le presenze femminili nel mondo di Haydn”), uno fecondo di spunti su temi quali l’evoluzione delle forme, la prassi esecutiva e la ricezione (“Lo stile classico nell’interpretazione”), e uno di
retractatio sotto nuovi angoli visuali di quanto prima esposto. A dispetto di qualche ridondanza, la disposizione della materia appare didatticamente efficace. Due suggerimenti di dettaglio in vista di future riedizioni: la poco amata moglie di Haydn non era Maria Anna Apollonia Keller, defunta nel 1730 a soli 15 mesi, bensì sua sorella Maria Anna Theresia, nata nello stesso anno. La svista, risalente alla biografia di Carl Ferdinand Pohl (1875), è stata rettificata nel 2014 da Michael Lorenz sulla base di riscontri archivistici. Nell’appendice bibliografica sarebbe opportuno aggiungere il brillante saggio di Fabio L. Grassi E se fosse Haydn…, in “Cenobio: Rivista trimestrale di cultura della Svizzera Italiana”, a. L, n. 2 (aprile-giugno 2001), non di un musicologo ex professo, ma - curioso a dirsi - di un associato di Storia dell’Europa Orientale alla Sapienza di Roma.