Classic Voice

Leonardo Cortellazz­i, 41 anni, tenore

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Quando s’è accorto che tutto non sarebbe tornato come prima?

“L’aspetto più crudo della pandemia mi si è presentato subito, con la perdita del mio caro agente Luca Targetti, una delle prime vittime del Covid in questo ambiente. Era un amico, un confidente, un grande manager”. Come ha reagito?

“Quel lutto, unito alla frustrazio­ne del non poter far nulla, mi ha impedito di fare persino i vocalizzi per un mese. Ho premuto il tasto pausa. Poi ho ricomincia­to a studiare con l’idea di approfitta­re dello stop per migliorarm­i”.

È stato giusto chiudere i teatri?

“Tutti sono complessiv­amente rispettosi delle norme, ma allo stesso tempo è impossibil­e avere la certezza che lo spettatore o il lavoratore non prenda il Covid prima, durante o dopo la recita. Riaprire è una richiesta istintiva e comprensib­ile. Anche io mi sono detto ‘mi stanno togliendo il lavoro sotto il naso, cosa c’entro io?’. Credo che si dovrà arrivare a una riapertura quando ci saranno criteri condivisi da tutti. Non è possibile che ci siano teatri che impongono il tampone ogni giorno e altri no”. La Rai è venuta a cercarla quando in estate ha ripreso a lavorare nel chiosco dei suoi genitori, a Mantova.

“Non volevo star fermo. L’idea di dare una mano a mia madre era perfetta in quel momento. Ho riscoperto le mie radici mantovane e rimesso i piedi un po’ sulla terra. A volte il teatro ti fa vivere standard fuori dalla norma. Non era un secondo lavoro, era proprio voglia di realtà. Un’autoterapi­a”. Ha saputo di colleghi che hanno detto basta col canto?

“Parecchi colleghi, purtroppo: già prima del Covid la crisi c’era eccome. L’opera è un settore che sta vivendo una contrazion­e per mille motivi, a cominciare dall’assenza di sostegno politico. Sono laureato in marketing, e un giorno sogno di poter aiutare a sfruttare quell’immenso e sottovalut­ato indotto che gira attorno ai teatri”. Dove la vedremo in scena?

“Rifarò Fin de partie a Budapest, dopo averla interpreta­ta in prima mondiale alla Scala (a destra nella foto in alto, ndr), forse il titolo più prestigios­o della mia carriera fino ad ora. Poi un ruolo nella Forza del destino a Firenze e Farnace a Ferrara”.

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