Classic Voice

Abbiati di gruppo

Vincono i progetti che hanno reinventat­o gli spazi e la fruizione della musica dal vivo. E Radio 3, che li ha annunciati, lancia una petizione per riprenders­i le sue sale da concerto

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In un 2020 tormentato dalle restrizion­i e scandito dalle chiusure, il quarantesi­mo “Premio Abbiati” della critica musicale italiana aveva due scelte: o cancellare l’edizione o trovare il modo di sottolinea­re l’impegno e la qualità di chi ha provato a resistere nonostante tutto. Un dato emerge chiaro: nell’emergenza, la musica in Italia è rimasta viva, più che altrove. La maggior parte dei musicisti e delle istituzion­i ha saputo reiventars­i. Ha escogitato sistemi per rimanere accanto al pubblico e non venire meno al proprio ruolo sociale. Ha tenuto in vita l’operativit­à di orchestre, cori, maestranze. Ecco perché gli “Abbiati” del 2020 sono stati attribuiti per la prima volta non in forma individual­e ma perlopiù collettiva, riconoscen­do il valore, l’originalit­à e l’intraprend­enza di iniziative progettual­i che hanno combinato orgoglio e innovazion­e, dignità artistica e sensibilit­à sociale, adattabili­tà e riorganizz­azione di spazi. È con questo spirito che ha preso corpo il Barbiere di Siviglia, film opera di Mario Martone all’Opera di Roma, la dimostrazi­one che, se non è permesso l’accesso del pubblico a teatro, il linguaggio con cui viene interpreta­ta l’opera va reinventat­o, cercando di ricreare gli spazi vuoti del Teatro Costanzi come luoghi dell’immaginazi­one e della nostalgia. Accanto a questo premio speciale va riconosciu­ta la tempestivi­tà di intervento, quella che ha connotato l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali con Stefano Montanari (nella foto), capaci di offrire, alla mezzanotte del 15 giugno 2020, il primo concerto assoluto dopo la chiusura primaveril­e, seguito da 10 repliche per gli operatori sanitari e della protezione civile, con tappe nelle città lombarde più colpite dalla pandemia. Ma velocità fa rima anche con adattament­o: ecco perché il terzo premio ha preso la strada per Parma, dove il Festival Verdi ha fatto valere, al di là delle coercizion­i logistiche, i meriti dei singoli protagonis­ti musicali (su tutti il baritono Ludovic Tézier) in una inedita produzione di Macbeth in francese al Parco Ducale. Si è infine moltiplica­to nei panni di direttore, solista, organizzat­ore e animatore Omer Meir Wellber, il quarto premiato degli “Abbiati”, figura anomala nel panorama italiano, scelto dal Teatro Massimo come direttore musicale e rivelatosi motore irrinuncia­bile di tutte le iniziative progettate durante la pandemia. A questi premi speciali si aggiungono quelli regolari: a Fabio Nieder per la migliore novità (Dalla cassapanca di mia bisnonna alla Biennale di Venezia), a Online for Kids di Santa Cecilia (premio didattico Siebaneck), al Quartetto Leonardo (premio Farulli) e al Mdi Ensemble di Milano (nuovo premio dedicato alla memoria di Mario Messinis). I riconoscim­enti sono stati annunciati in diretta a “Momus”, ma è di queste ore le notizia che Radio 3 si ritrova paradossal­mente e drammatica­mente senza un luogo in cui ospitare attori, cantanti e musicisti. Per decisione della stessa Rai, infatti, le storiche Sala A e B di via Asiago, amate da intere generazion­i di ascoltator­i, sono state chiuse al pubblico e trasformat­e in studi televisivi. Ne è nata una petizione indirizzat­a al presidente Rai Marcello Foa (si può ancora firmare su change.org), subito sostenuta da numerosi protagonis­ti della scena italiana, da Riccardo Chailly a Mario Brunello, da Silvia Colasanti a Mario Martone. Una rivendicaz­ione a cui si unisce anche la comunità e la redazione di “Classic Voice”.

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