Gioventù NEGATA
Da un anno il Covid ha fermato anche le attività orchestrali giovanili. Ma nei “vivai” del Teatro Massimo e di Santa Cecilia, esempi ancora troppo poco imitati, la vera lotta è farsi riconoscere dal Fus
Davanti a un podio che era quasi la metà di lei, Ria Aoki - 9 anni, violoncello della Kids Orchestra del Teatro Massimo di Palermo - ha fatto il salto più alto della sua vita, almeno finora: “Non dimenticherò mai il momento in cui Riccardo Muti mi ha passato la bacchetta”, ha raccontato la bambina di origini giapponesi, issata davanti al leggio non solo per una foto da consegnare ai giornali e ai genitori, ma per diventare, almeno per qualche minuto, il simbolo delle infinite possibilità che la musica offre. Forse una delle ultime ascensori sociali rimaste intatte dal secolo scorso. Il Maestro e la bambina, con quella piccola lezione sull’attacco dell’Egmont di Beethoven, a fine marzo hanno ricordato che dietro il blocco dello spettacolo dal vivo c’è un’altra paralisi invisibile, piombata sulle attività giovanili in tempo di pandemia. Se la vita dei Conservatori e delle Accademie è proseguita a distanza pur con grossi sacrifici logistici e didattici, quella dei progetti giovanili nati in seno alle Fondazioni lirico-sinfoniche ha dovuto subire una battuta d’arresto ancora più violenta, sulla quale ben poche voci hanno rivendicato la giusta attenzione. “In realtà - spiega Francesco Giambrone, nella doppia veste di presidente Anfols e sovrintendente del Teatro Massimo - le attività musicali per bambini e ragazzi non sono mai state realmente considerate dai criteri ministeriali. I teatri italiani vengono sovvenzionati per produrre spettacoli. Contano