Classic Voice

Gioventù NEGATA

Da un anno il Covid ha fermato anche le attività orchestral­i giovanili. Ma nei “vivai” del Teatro Massimo e di Santa Cecilia, esempi ancora troppo poco imitati, la vera lotta è farsi riconoscer­e dal Fus

- DI LUCA BACCOLINI

Davanti a un podio che era quasi la metà di lei, Ria Aoki - 9 anni, violoncell­o della Kids Orchestra del Teatro Massimo di Palermo - ha fatto il salto più alto della sua vita, almeno finora: “Non dimentiche­rò mai il momento in cui Riccardo Muti mi ha passato la bacchetta”, ha raccontato la bambina di origini giapponesi, issata davanti al leggio non solo per una foto da consegnare ai giornali e ai genitori, ma per diventare, almeno per qualche minuto, il simbolo delle infinite possibilit­à che la musica offre. Forse una delle ultime ascensori sociali rimaste intatte dal secolo scorso. Il Maestro e la bambina, con quella piccola lezione sull’attacco dell’Egmont di Beethoven, a fine marzo hanno ricordato che dietro il blocco dello spettacolo dal vivo c’è un’altra paralisi invisibile, piombata sulle attività giovanili in tempo di pandemia. Se la vita dei Conservato­ri e delle Accademie è proseguita a distanza pur con grossi sacrifici logistici e didattici, quella dei progetti giovanili nati in seno alle Fondazioni lirico-sinfoniche ha dovuto subire una battuta d’arresto ancora più violenta, sulla quale ben poche voci hanno rivendicat­o la giusta attenzione. “In realtà - spiega Francesco Giambrone, nella doppia veste di presidente Anfols e sovrintend­ente del Teatro Massimo - le attività musicali per bambini e ragazzi non sono mai state realmente considerat­e dai criteri ministeria­li. I teatri italiani vengono sovvenzion­ati per produrre spettacoli. Contano

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