Classic Voice

Il Corno della RAF

Nato cento anni fa e considerat­o il più grande cornista di tutti i tempi, Dennis Brain fu scoperto durante una sessione di registrazi­one del padre. Aviatore e appassiona­to di motori, morì a 36 anni in un incidente d’auto

- DI WALTER LEGGE

La musica ha subito una perdita irreparabi­le a causa della tragica morte di Dennis Brain. Un musicista unico, letteralme­nte. Nella sua personalit­à calda e serena tutte le qualità del grande interprete erano amalgamate in perfetta armonia. Era uno spirito innatament­e musicale, in un modo che sfida ogni tentativo di descrizion­e o analisi. Ha modellato frasi con una giustezza istintiva, che sembrava sempre necessaria o inevitabil­e. Per lui i problemi tecnici non esistevano, sebbene il suo strumento fosse notoriamen­te intrattabi­le. Eppure, lo aveva reso il suo servitore obbediente. Sul suo corno tutta la gamma di suoni possedeva intonazion­e, legato, staccato, dinamica e, soprattutt­o, espressivi­tà. Ma né l’elenco delle sue qualità né la loro somma spiega la qualità essenziale della sua magia: la personalit­à. Nel caso di Dennis Brain, la sua radiosità solare era manifestaz­ione di una natura umana ben definita. Il suo suono era un balsamo per le orecchie, per la mente e per lo spirito. E il suo carattere essenziale non è mai cambiato in vent’anni di frequentaz­ione. Né la sua crescita verso una suprema maestria, o l’approfondi­mento delle sue percezioni, né il passaggio da un vecchio corno francese (tenuto insieme negli anni con adesivo) a un moderno strumento tedesco ha mai alterato il suo carattere. Era come una radiazione benigna. Dennis aveva solo sedici anni quando soffiò per la prima volta nelle mie orecchie. Da uno studio che credevo fosse vuoto, arrivò la più sfacciata espression­e immaginabi­le del tema di Till Eulenspieg­el. Nella stanza trovai uno studente dalla faccia ubriaca in piedi, da solo, con un corno nelle sue mani. Incapace di credere ai miei occhi gli chiesi: “Eri quello che suonava?”. Lui arrossì e annuì: “Aubrey Brain è mio padre”. Era lì per registrare il Divertimen­to in Re di Mozart. Quando arrivò il

momento della chiamata alle armi, Dennis se ne andò nella banda centrale della Raf a Uxbridge, dove il comandante O’Donnell faceva in modo che ogni giovane strumentis­ta eccezional­mente capace potesse trrovare un posto nel gruppo musicale dell’esercito. Dennis capitò lì e acquisì un soprannome che gli è rimasto impresso per dieci anni: “Dubbie”, per distinguer­lo da Denis (una “n”) Matthews. Il tour della banda della Raf in America mise le basi della reputazion­e americana di Dennis e gli procurò un’offerta da Stokowski come primo corno a Filadelfia, una volta finita la guerra. Nel corso del conflitto, Brain fece diversi dischi, tutti scomparsi dal catalogo. Per la Columbia ha realizzato il quarto concerto per corno di Mozart con l’HaIlé Orchestra e la Sonata per corno di Beethoven con Denis Matthews. Decca ha registrato la Serenata di Britten, scritta per Dennis e Peter Pears e le Quattro canzoni per voci femminili, due corni e arpa. Alla fine degli anni Quaranta Dennis diventò il primo corno della Philharmon­ia e, quando Sir Thomas Beecham formò per la prima volta la Royal Orchestra Filarmonic­a, fu primo corno anche lì. Dennis ha poi formato il suo quintetto di fiati. Sembrava instancabi­le, ma sempre rilassato. In un’occasione suonò due concerti, di Mozart e Strauss, con un’orchestra di provincia. Tra le due apparizion­i, si assentò dal camerino e il direttore disse: “Probabilme­nte sta dando un recital di mezz’ora alla Bbc”. Rimase sempre con quella faccia da cherubino, sempre arrivando all’ultimo minuto per un concerto o una sessione, sempre correndo per primo alla mensa. I suoi unici interessi nella vita, a parte la musica, erano la sua famiglia e le automobili. Non credo che abbia mai suonato a una prova o a un concerto senza avere l’ultima copia di The Autocar o The Motor aperta sul leggio. Curiosamen­te, solo quando stava guidando Dennis perdeva il suo aspetto fanciulles­co. È terribile che l’unico rilassamen­to gli sarebbe costato la vita. La passione per le auto ha forgiato un legame extramusic­ale tra Dennis e Karajan. Sapevano entrambi a memoria le specifiche caratteris­tiche e le prestazion­i di ogni macchina veloce e non si stancavano mai di discuterne. Quando Karajan disse a Dennis che stava rinunciand­o alle auto in favore del volo, l’altra sua passione, sembrò ferirlo. Poi sorrise e disse: “Sì, ma avrai bisogno di un’auto per andare e tornare dall’aerostazio­ne”. Una delle sue ore più felici fu quando Karajan lo lasciò guidare la sua Mercedes 300 Sl a Lucerna. Per un artista della sua statura, Dennis non ha lasciato che una quantità ridotta di registrazi­oni. La colpa è della ristrettez­za del repertorio delle case discografi­che dell’epoca. Alla Columbia, gli abbiamo fatto registrare come solista i quattro concerti di Mozart con Herbert von Karajan, poi ancora con la Philharmon­ia e i due concerti di Strauss incisi sempre con la Philharmon­ia, ma con Wolfgang Sawallisch. Decca, da parte sua, l’ha inserito nel suo catalogo con la Serenata di Britten, un’opera che ha inciso molto sulla sua fama. La Columbia ha registrato il concerto di Hindemith sotto la direzione del compositor­e, i concerti di Haydn e il Trio per pianoforte, violino e corno di Brahms. La sua “voce” inimitabil­e è presente anche nel repertorio orchestral­e e pure in quello lirico. Le quattro sinfonie di Brahms sotto la direzione di Otto Klemperer, il Divertimen­to in Si bemolle di Mozart sotto la bacchetta di Herbert von Karajan, senza dimenticar­e Il Cavaliere della Rosa. Non sapremo mai come Dennis si sarebbe evoluto. Uno dei suoi sogni era quello di suonare alla Tetralogia di Wagner sotto un grande direttore. La sua altra ambizione era dirigere egli stesso, un’attività a cui aveva iniziato a dedicarsi. Se la morte dell’amico, dell’artista e del gioiello unico che era nella Royal Philharmon­ic Orchestra mi ferisce immensamen­te, ogni volta che ricordo la sua arte sorrido, ripensando alla sua sfacciata sicurezza e padronanza dello strumento, al suo sguardo serafico nei passaggi più mortali. Sorrido di ammirazion­e e gratitudin­e per la felicità che ha regalato a tutti. 턢L’autore (1906-1979) è stato fondatore della Philharmon­ia Orchestra

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Un ritratto di Dennis Brain. A destra, ai tempi del servizio militare in forza alla Raf
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