PERGOLESI STABAT MATER VIVALDI
STABAT MATER, CONCERTO IN DO, ARIA
CONTROTENORE Samuel Mariño
CONTROTENORE Filippo Mineccia
DIRETTRICE Marie Van Rhijn
ORCHESTRA de l’Opéra Royal
CD Château de Versailles 033
★★★★★
La prima esecuzione della sublime partitura pergolesiana, in terra di Francia, fu nel 1736 affidata a due castrati italiani in forza alla Cappella Reale di Luigi XV. Che la scrittura pensata per castrato possa essere assunta da un controtenore è ormai pratica assodata: e tuttavia, fino ad ora le incisioni dello Stabat pergolesiano con in campo questa particolare voce hanno riguardato solo la scrittura più bassa, di solito appannaggio del mezzosoprano. La registrazione di Rousset schiera Andreas Scholl (magnifico) a fianco di Barbara Bonney (pessima); quella di Hogwood, pubblicata anche da “Classic Voice”, è affidata a Emma Kirkby e a James Bowman. Era solo questione di tempo che entrambe le parti fossero assunte da due controtenori: e il risultato è tutto da ascoltare, almeno per me che non ho alcun problema nell’apprezzare questa particolare vocalità.
Filippo Mineccia: voce bellissima nelle sue suggestive screziature brune, poggiata perfettamente e proiettata con mirabile omogeneità e morbidezza lungo un’estensione ragguardevole. Il venezuelano Samuel
Mariño: timbro chiarissimo e luminoso, solo un sospetto di fissità nell’ambito d’una linea vocale fluida, agile, dagli involi all’acuto scattanti e incisivi. Il primo assume i brani che siamo soliti ascoltare dal mezzosoprano, il secondo quelli del soprano. Entrambi ottimi esecutori e interpreti magnifici del capolavoro di Pergolesi, cui donano aspetto inedito ma a parer mio di profonda suggestione: lungi da me l’idea di indicarne il tipo d’ascolto ottimo massimo, per soprano e mezzo, ma certo offre un’angolatura espressiva inedita e come tale di acuto interesse. Lo Stabat vivaldiano, affidato al solo Mineccia, vola un poco più basso rispetto a Pergolesi (come d’altronde succede per tutti gli altri) ma è comunque molto bello e l’udiamo cantato e fraseggiato benissimo. Il solo Mariño esegue poi il mottetto di Vivaldi In furore iustissimae irae, padroneggiandone superbamente sia il delirante virtuosismo della prima aria che la toccante pateticità della seconda. Gli archi dell’orchestra dell’Opéra Royal suonano magnificamente, diretti con perfetto senso stilistico dalla clavicembalista Marie Van Rhijn.