LA MUSICA NELLA GABBIA DELLA MODERNITÀ
PROFILI DI COMPOSITORI ITALIANI
A CURA di N. Buso, A. Orcalli
EDITORE Libreria Musicale
Italiana PAGINE 248 EURO 32
Il n. 6 dei “Quaderni del Laboratorio Mirage” dell’Università di Udine presenta tre articoli di Angelo Orcalli, due di Nicola Buso e uno di Luca Cossettini - ricercatori “locali” - affiancati dal contributo di un veterano degli studi musicologici della modernità (Laurent Feneyrou) e da quello di una più giovane collaboratrice (Charlotte Ginot-Slack) che affrontano un tema cruciale nell’interpretazione storica di un momento particolarmente difficile della modernità, quando il soggetto si rifiuta di porre un limite alla sua tensione verso il futuro, eppure teme di non poter andare “oltre”, e si sente prigioniero in una situazione ben sintetizzata dalla celebre metafora di Max Weber della “gabbia di durissimo acciaio”. Alcune figure emblematiche della musica italiana del Novecento - Ferruccio Busoni, Luigi Dallapiccola, Bruno Maderna, Luigi Nono, Luciano Berio, Nicolò Castiglioni, Giacomo Manzoni, Adriano Guarnieri - vengono presentate secondo questa particolare prospettiva scegliendo fra i loro lavori e i loro pensieri quelli che gli autori ritengono i più significativi rispetto al tema di fondo: non si tratta di “ritratti”, nemmeno riassuntivi, ma di una prospettiva che prende diverse angolature in ciascuno dei protagonisti.
Si può non essere d’accordo che il tema sia il più importante rispetto a tutti i possibili argomenti di discussione, o che i personaggi scelti siano gli unici o i più adatti a impersonare un tema certamente significativo, ma non c’è dubbio che il lavoro invita alla discussione. Negli altri volumi della collana ci si è trovati di fronte a vere e proprie monografie, come il n. 1 dedicato a Luigi Nono (edito da Luca Cossettini, 2010), in altri casi invece la pluralità degli approcci presentava panorami complessi, come ad es.
il n. 4, Opere chiuse in sistemi aperti (ancora a cura di Luca Cossettini 2014), ma in questo volume la molteplicità delle voci è ancora più sottolineata. Nell’impossibilità di soffermarmi su ciascuno degli otto personaggi, e sul particolare tema per il quale sono qui convocati, mi limiterò ad indicare la prospettiva di lettura che mi sembra percorrere tutto il volume sia pure in modi diversi. Può sembrare un controsenso, ma negli autori presi come campione la lotta per non porre limiti alla propria tensione verso il futuro, trova i suoi punti di forza nel passato e in particolare nell’eredità di pensatori e opere tardo romantiche di area tedesca: il Faust di Thomas Mann, Hyperion e Diotima di Hölderlin, il Novalis che presta i versi per l’Elegia in memoria di Anna Franck, le urla di Medea…. Dietro le singole descrizioni s’intravede in tutto il volume il potente affresco sulla condizione dell’artista moderno che Max Weber aveva schizzato con la famosa metafora della “gabbia d’acciaio”.