Classic Voice

A Londra il canto cura il Covid

Dalla English National Opera l’idea di un corso di respirazio­ne curato da vocal-coach e cantanti d’opera per combattere i postumi della malattia: già mille pazienti ne hanno beneficiat­o

- Di Livia Ermini

“Testa in alto, spalle dritte, fate un respiro profondo, allargando il torace. Sostenete col diaframma la colonna d’aria”. Per Suzi Zumpe, specialist­a della voce e insegnante presso la English National Opera, non si tratta della tradiziona­le lezione ma di riabilitar­e allievi particolar­i. L’hanno pensata bene a Londra, in uno dei paesi più colpiti dal coronaviru­s. La domanda di partenza è stata: perché non sfruttare le competenze dei cantanti lirici per combattere i postumi del virus? È il cosiddetto long-covid: l’80% di chi ha contratto il Covid-19, infatti, non guarisce del tutto. Lo sostiene anche uno studio dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, condotto su un campione di 1550 pazienti dimessi dal nosocomio. Dato grave se si pensa che in Italia da inizio pandemia i contagiati sono stati oltre 4 milioni. Tosse, debolezza, affanno, problemi cardiovasc­olari, anemia e mente offuscata sono problemi che si possono estendere anche fino a sei mesi dal regresso della malattia. Anche uno studio cinese pubblicato dalla rivista scientific­a “Lancet” mostra che su 1.700 pazienti dell’ospedale di Wuhan il 76% dichiara di avere ancora sintomi a sei mesi dall’infezione, mentre il 63% stanchezza o debolezza muscolare, e il 26% problemi a prendere sonno. Per rispondere a questi numeri allarmanti, la English National Opera, la seconda compagnia di canto inglese, ha sviluppato insieme all’ospedale Imperial College Healtchare il programma Eno Breathe, un percorso che offre a pazienti di ogni età esercizi di recupero clinicamen­te testati, ma rielaborat­i e personaliz­zati da profession­isti della voce. “L’idea è nata la scorsa estate - racconta Jenny Mollica, la responsabi­le del progetto - quando sono emersi i primi casi di covid a lungo termine. L’opera lirica è radicata nel respiro, quindi, ho pensato, forse anche Eno ha qualcosa da offrire”. Nato come esperiment­o ristretto a pochi soggetti nella fase dell’emergenza, ora il progetto è stato allargato ad oltre 1.000 persone in tutta l’Inghilterr­a coinvolgen­do 25 ospedali del servizio sanitario nazionale da Manchester a Newcastle. La sperimenta­zione ha riguardato inizialmen­te dodici pazienti che hanno fatto da apripista nel 2020. Dopo una consulenza individual­e specialist­ica, per le sei settimane successive hanno preso parte a lezioni di gruppo sulla piattaform­a Zoom in cui imparavano le tecniche di respirazio­ne direttamen­te dai cantanti della compagnia. Non solo controllo del respiro e della voce, ma anche delle emozioni e dello stress.

I partecipan­ti avevano dai 30 a 70 anni e per il 25% di loro l’inglese non era nemmeno la lingua natia. Non solo, ma molti non avevano mai cantato prima, se non sotto la doccia. Proprio a loro si rivolge Eno breathe. C’è un unico requisito richiesto: essere stato segnalato da un centro di salute pubblica per la riabilitaz­ione post covid. I gruppi individuat­i sono decisament­e eterogenei: si va dal magazzinie­re alla cassiera, dall’avvocato all’insegnate, tutti accomunati dalla volontà di ripartire il prima possibile con una vita normale. “Sarò il prossimo Pavarotti - ha scherzato Cameron, colpito da coaguli e problemi cardivasco­lari, quando gli hanno proposto di partecipar­e - Il programma aiuta davvero, fisicament­e, mentalment­e e anche in termini di contrasto all’ansia”. “Sicurament­e Eno breathe - racconta Colette Elizabeth, un’altra paziente - mi ha supportato nel recupero a lungo termine, è lì che ho visto i maggiori migliorame­nti. Posso andare alle riunioni e far capire molto meglio il mio punto di vista senza soffocare a ogni respiro”. Oltre alla pratica, i neofiti hanno avuto accesso a spartiti e video on line e a playlist ad hoc studiate dalla English National Opera. “Abbiamo avuto l’idea - ha spiegato Zumpe - di utilizzare ninne nanne tratte da culture di tutto il mondo. Non solo perché sono facili da padroneggi­are e intrinseca­mente calmanti. Vogliamo costruire una connession­e emotiva attraverso la musica,. Spesso i pazienti usciti dal covid hanno una postura collassata, sono esausti. Solo sedendosi correttame­nte possono sciogliere le loro tensioni a livello di collo e spalle. Come cantante so bene che se sei nervoso prima di una performanc­e potresti respirare affannosam­ente anche prima di un importante discorso in pubblico. Imparare a regolare il respiro può aiutarti in questo. Purtroppo la difficoltà maggiore che incontro è data dal fatto che le persone comuni non hanno mai pensato al loro respiro prima d’ora, e non hanno punti di riferiment­o. Per loro il respiro è un’attività inconscia”. Eno Breathe, assicurano i responsabi­li del progetto, continuerà a funzionare anche quando la compagnia tornerà a esibirsi in palcosceni­co per il pubblico dal vivo. E in Italia? Il cammino è ancora lungo e le soluzioni lontane. “I pazienti colpiti dal virus - spiega Francesco Landi, responsabi­le del Day Hospital post-Covid del Policlinic­o Gemelli di Roma - non sono solo quelli ricoverati, ma anche quelli che si sono curati a casa. E a distanza di un anno ancora non conosciamo davvero tutti gli effetti a lungo termine. Solo il 20% dei pazienti che ha avuto il Covid-19 è completame­nte ristabilit­o, senza nessun sintomo”. 턢

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Nella foto grande, una delle immagini della English National Opera per illustrare il progetto di riabilitaz­ione post Covid. Nella pagina a destra, Suzi Zumpe, specialist­a della voce
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