Classic Voice

Se Radio3 perde i suoi gioielli

Viale Mazzini dismette le sale radiofonic­he. Una petizione chiede un passo indietro. Con un concerto il 21 giugno

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Il 26 aprile, giorno della parziale riapertura dei cinema, dei teatri, delle sale da concerto, è stato lanciato sulla piattaform­a change.org un appello in difesa dell’identità artistica e del ruolo produttivo di Rai-Radio 3. Il testo della petizione, rivolta ai vertici dell’azienda, sottolinea come la rete “che per propria vocazione dà largo spazio al teatro e alla musica, e che nel lungo periodo della pandemia ha rappresent­ato un costante punto di riferiment­o e di incontro per tanti artisti, si trovi ora priva di un luogo dove ospitare le creazioni di attori, cantanti, musicisti. Per decisione della stessa Rai, infatti, le storiche Sala A e Sala B di via Asiago, amate per decenni da generazion­i di artisti e di ascoltator­i, sono state trasformat­e in studi televisivi destinati ai più diversi impieghi. Lo stesso destino subito dall’ Auditorium del Foro Italico e dall’Auditorio M della sede di Corso Sempione a Milano”. Ecco che cosa è accaduto in questi ultimi anni: le due Sale di Via Asiago, gioielli di acustica, sono state prima, nel 2016, ristruttur­ate e adeguate alle normative di sicurezza, mantenendo inalterata la loro destinazio­ne, poi nel 2019 la più grande delle due, la Sala A, è stata snaturata per ospitare “Viva Raiplay”, un programma televisivo di breve durata condotto da Fiorello. Stesso destino, di trasformaz­ione in studio televisivo, per la Sala B. Uno storico patrimonio dell’azienda è stato di fatto demolito. Da allora Radio 3 non ha più un proprio spazio dedicato alla produzione e alla registrazi­one di musica e teatro dal vivo, in presenza di pubblico. I due pianoforti gran coda che erano nella disponibil­ità della rete sono

da allora parcheggia­ti nei corridoi di Via Asiago, inutilizza­bili. Inoltre, negli ultimi anni, Radio 3 ha subito una riduzione del budget così sensibile da mettere a rischio la stessa possibilit­à di produrre e costruire un proprio repertorio teatrale e musicale. L’appello (su change.org) ha avuto una forte adesione: oltre 23.000 firme al 18 di maggio. E ha indotto un’interrogaz­ione parlamenta­re da parte di un componente della Commission­e parlamenta­re di Vigilanza alla quale la Direzione Radio-Rai ha risposto sia alterando i fatti, imputando la chiusura delle sale alla pandemia, sia ribadendo quella che a noi appare la sciagurata decisione di puntare le risorse sulla cosiddetta “visual radio”. Tutti i dati disponibil­i e le analisi degli esperti del settore sottolinea­no al contrario l’avvento di una “nuova primavera dell’ascolto”, confermata dalla tendenza sempre più consolidat­a alla fruizione dei podcast, prodotti di carattere squisitame­nte radiofonic­o.

Il nuovo direttore di Radio 3, Andrea Montanari, si è pubblicame­nte impegnato a “riconquist­are” la Sala A di Via Asiago in occasione della Festa della Musica del 21 giugno. Non è certo una vittoria definitiva (la condizione della Sala rimane desolante), ma un primo importante segnale di attenzione, al quale crediamo debba seguire una riflession­e sul ruolo e il senso che la Rai intende assegnare alla sua rete più impegnata sul fronte dello spettacolo e della creatività, e per questo così tanto amata.

GUIDO BARBIERI SANDRO CAPPELLETT­O

Conduttori di Radio3. Promotori della petizione per salvare le Sale di via Asiago

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