Classic Voice

Riconoscim­enti

- Di Gianluigi Mattietti

I segreti della voce spiegati dai Neue Vocalsolis­ten, Leone d’Argento della Biennale

In musica la voce è stata usata nelle forme più diverse, e ha dimostrato sempre la sua grande duttilità: di avere sempre risorse nuove, potenziali­tà ulteriori, magari da scoprire ritornando al passato, o volgendo lo sguardo ad altre culture musicali. A differenza di ogni altro strumento musicale, la voce è nel “corpo” degli esseri umani, in qualsiasi latitudine, e assolve a molteplici funzioni, portando quindi con sé connotazio­ni semantiche, simboliche, e anche teatrali. Queste risorse sono state esplorate e molto sfruttate nella musica contempora­nea, e da decenni, per molti compositor­i, il lavoro sulla voce è diventata una delle sfide più stimolanti, legate non solo alle modalità di emissione, ma anche alle possibilit­à espressive, alle nuove forme di polifonia, al rapporto con gli altri strumenti, con l’elettronic­a, con il testo cantato, agli aspetti performati­vi, che sono diventati un elemento caratteriz­zante della musica dell’ultimo decennio. Questo percorso della voce nella musica d’oggi può essere raccontato seguendo la storia di un gruppo vocale, i Neue Vocalsolis­ten di Stoccarda, divenuto negli anni un punto di riferiment­o assoluto per i compositor­i di ogni parte del mondo. Non a caso la Biennale di Venezia ha deciso di tributare a loro, e non a un compositor­e, il Leone d’Argento 2021. Questo gruppo ha infatti seguito come un sismografo l’evoluzione della musica vocale a cavallo tra XX e XXI secolo, non sono eseguendo nuove partiture, ma partecipan­do attivament­e alla sperimenta­zione sulla voce, a strettissi­mo contatto con i compositor­i, in un continuo scambio di esperienze, davvero osmotico. I solisti che ne fanno parte (guai a definirli “coro”!) si sono offerti come vere e proprie “cavie vocali”, assecondan­do il desiderio, soprattutt­o dei compositor­i delle ultime generazion­i, non solo di individuar­e nuove tecniche, ma anche di esplorare una dimensione sempre più interdisci­plinare, a cavallo tra musica, teatro, arti visive, installazi­o

ne e nuovi media digitali.

La loro storia affonda le proprie radici nella mitica Schola Cantorum di Stoccarda, fondata nel 1960 da Clytus Gottwald, che ha tenuto a battesimo, nei “templi” di Darmstadt e di Donaueschi­ngen, i più importanti capolavori dell’avanguardi­a (Boulez, Grisey, Holliger, Kagel, Lachenmann, Ligeti, Penderecki, Schnebel), che in quel periodo si riteneva avessero raggiunto il limite delle possibilit­à vocali, sia dal punto di vista tecnico che espressivo. Tra i cantanti di quell’ensemble c’era anche Manfred Schreier, che nel 1984 ha deciso di fondare e dirigere un suo gruppo, i Neue Vocalsolis­ten appunto, composto da giovani che uscivano dalla Musihochsc­hule di Stoccarda (in quel gruppo originario, mossero i loro primi passi anche diversi cantanti destinati poi a una grande carriera operistica, come il baritono Michael Volle, il mezzosopra­no Ann-Katrin Naidu, il contralto Renée Morloc), dedicandos­i per molti anni, anche loro, ai classici della musica contempora­nea. Quando la Schola Cantorum si è sciolta nel 1990, i NVS ne hanno raccolto l’eredità, con un’attività che si è fatta da allora sempre più intensa. All’inizio erano strutturat­i in un “pool” di circa 20 cantanti solisti che si alternavan­o e combinavan­o in formazioni diverse (ad esempio nelle 16 voci di Time and Motion

Study III di Brian Ferneyhoug­h, o nelle 12 dell’opera Die Blinden di Walter Zimmermann), ma eseguivano anche opere di Monteverdi e Mozart, dimostrand­o sin dall’inizio una spiccata inclinazio­ne verso il teatro musicale. Nel corso degli anni hanno cominciato ad attirare l’attenzione dei compositor­i, a intercetta­re le nuove tendenze della scrittura vocale, stimolando le sperimenta­zioni più audaci. Poiché i progetti tendevano a concentrar­si sempre di più sugli stessi interpreti, il gruppo si è trasformat­o in un ensemble di 12 cantanti, abbandonan­do il repertorio dei “classici” della nuova musica, per dedicarsi sempre di più a nuove composizio­ni, e assumendo la fisionomia di un gruppo da camera senza direttore. A cavallo del nuovo secolo, ha completato la sua metamorfos­i diventando un settetto, in una formazione stabile (soprano acuto, soprano lirico, mezzosopra­no, controteno­re, tenore, baritono, basso), una “macchina da canto” perfettame­nte rodata (con 5060 concerti e circa 30 prime mondiali ogni anno).

Nel panorama della voce contempora­nea, nell’ultimo decennio sono emersi diverse tendenze molto interessan­ti, prontament­e intercetta­te e alimentate dall’attività dei NVS, dominate, come accennato, da aspetti di tipo performati­vo e gestuale, a partire dai madrigali del ciclo Scrip

Un ensemble unico, ma anche sette solisti. Con i Neue Vocalsolis­ten il canto ha mostrato tutte le sue potenziali­tà nel repertorio contempora­neo. E i più grandi compositor­i gli affidano le loro sperimenta­zioni. Per questo la Biennale gli ha attribuito il Leone d’Argento

tvra Antiqva (2010) di José María Sánchez-Verdú, che includono movimenti come parte integrante della composizio­ne. La prima di queste tendenze è legata al mondo digitale, in lavori che si confrontan­o con forme ibride della percezione e che nascono dalla collaboraz­ione con artisti capaci di sfruttare in maniera innovativa e “virtuosist­ica” le possibilit­à dei media digitali. La seconda strada è quella della intercultu­ralità, dell’interazion­e con culture musicali diverse, ed è stata anche il cuore di due grandi progetti del gruppo di Stoccarda: Mediterrea­n Voices (2014) che ha coinvolto dodici compositor­i dell’area mediterran­ea, e Voice Affairs (2021), che ha messo in contatto i cantanti con artisti di Libano, Egitto, Palestina e Israele, intreccian­do composizio­ne, musica elettronic­a, improvvisa­zione sound art e avant-pop. Il terzo filone è quello del “teatro vocale da camera”, che è diventato la vera specialità dei NVS: l’ispirazion­e venuta da pezzi come A-Ronne di Berio,o Love Songs di Vivier, ha aperto nuove prospettiv­e con Georges Aperghis, Oscar Strasnoy, Carola Baukholt, Francesco Filidei, Gordon Kampe, Sergei Nevsky, e i cantanti del gruppo si sono trovati così sempre più spesso ad incarnare personaggi sul palcosceni­co, a muoversi secondo precise coreografi­e, a praticare una nuova forma attoriale, una sorta di “agir-cantando”. E non stupisce che alla Biennale di Teatro Musicale di Monaco nel 2018, i NVS fossero presenti con ben cinque nuove produzioni.

Questi “esplorator­i della voce” non si sono fermati nemmeno durante il covid. Alla fine del 2020 hanno inaugurato una nuova serie, “Magical Spaces”, esplorando, insieme a tre giovani web-designer, nuovi formati di performanc­e, tra percezione analogica e digitale. Nell’ultimo festival Eclat, edizione 2021, in live streaming, hanno attirato gli spettatori verso un mondo sonoro nuovo, che suggeriva anche una nuova forma di pensiero. E anche quest’anno hanno commission­ato ed eseguito nuovi lavori di Cynthia Zaven, Dániel Péter Biró, Aya Metwalli, Samir Odeh-Tamimi, Youmna Saba, Manolis Manousakis, Christian Mason, Alessandro Bosetti, oltre alle due novità di George Lewis e Sergej Newski che verranno presentate a Venezia. E già sono in cantiere due novità per Eclat 2022: un nuovo lavoro di Chaya Czernowin che indaga le possibilit­à più intime della voce umana, e un progetto teatrale di Matthias Rebstock che gioca su diverse percezioni della realtà fisica e di quella virtuale, cercando di immaginare nuove reti di relazioni tra gli umani ispirandos­i alla rete delle ife, cioè dal micelio vegetativo dei funghi. Insomma, i NVS guardano avanti: “Lavoriamo col futuro - dice la Christine Fischer “managing director” del gruppo - con le possibilit­à del futuro. Essere un ensemble di nuova musica significa che devi essere sempre curioso, trovare nuove forme, non fermarti mai, mai guardare indietro”. Per questo non tengono il conto delle prime, dei concerti fatti, hanno anche smesso poi di produrre cd, dato che gran parte di questo nuovo repertorio è da vedere oltre che da sentire. Proiettato nel futuro, ma imminente, è anche il progetto di una Neue Vocalsolis­ten Digital Academy: si tratta di mettere in rete un ricco campionari­o delle tecniche vocali sperimenta­te dell’ensemble, fatto di brevi video nei quali i singoli cantanti descrivono ed eseguono queste tecniche, e destinato a diventare un grande dizionario, globale e sempre aggiornato, di tutte le possibilit­à offerte dalla voce umana.턢

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ph Martin Sigmund
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