Balletto
A spingere Mozart a Parigi fu JeanGeorges Noverre, coreografo di Maria Antonietta e padre del balletto narrativo moderno. Ma il loro incontro partorì un solo titolo, contestato per una scena osé
L’unica volta di Mozart sulle punte
Parigi, 11 giugno 1778, sul palcoscenico dell’Opéra va in scena Les Petits Riens, l’unico balletto composto da Mozart su esplicito invito del coreografo Jean-Georges Noverre (1727-1810). Un’occasione sprecata? Forse sì, pensando che monsieur Noverre è stato un riformatore della danza apprezzato e conosciuto in tutta Europa, non per caso raggiunto in Francia dal giovane Mozart, all’epoca ventiduenne. Insofferente alle convenzioni dell’epoca che vedono la danza come mero virtuosismo fine a sé stesso nelle varie entrées dell’opéraballet, Noverre desidera un’arte al passo coi tempi in grado di rispondere sia alle teorie dell’illuminismo sia al nuovo gusto borghese, lontano dai codici aristocratici che imbrigliano il corpo in ritualità complesse. Via quindi maschere e costumi ingombranti: il ballerino è un attore muto e deve recitare col proprio corpo attraverso la pantomima. Con lui nasce il ballet d’action, spettacolo narrativo che fa finalmente del balletto un genere d’arte autonomo. Grande riforma, quindi, che Noverre amplifica nel 1760 con la pubblicazione del trattato Lettres sur la danse et sur les ballets e che concretizza grazie a diversi esperimenti messi in scena a Lione, Stoccarda e Vienna. La capitale austriaca lo accoglie a braccia aperte come maître à danser della famiglia imperiale e maître de ballet (coreografo) per le due sale cittadine, il Burgtheater e il Kärntnertortheater.
Del resto Vienna è all’avanguardia sul “recitar danzando”, avendo visto sin dagli anni Quaranta del Settecento prima gli esperimenti di Franz Hilverding e poi quelli del suo allievo Gasparo Angiolini, promotore proprio lì, insieme a Gluck e Calzabigi, di una riforma simile a quella di Noverre ma rivendicata dal coreografo fiorentino con toni polemici come più antica ed efficace. Dal dicembre 1767 alla primavera 1774, Noverre mette in scena a Vienna ben 38 nuovi balletti collaborando a gomito stretto con i compositori Joseph Starzer e Franz Asplmayr per diverse creazioni, tra cui spicca Les Horaces et les Curiaces. È però un segno del destino a coronare il grande sogno del riformatore. Di lì a poco una sua ex-allieva diventa la nuova regina di Francia. Per volere diretto di Maria Antonietta, infatti, glisi spalancano le porte dell’Opéra di Parigi, il più antico e prestigioso palcoscenico di danza in Europa, dove diventa finalmente maître de ballet nell’autunno 1776. La situazione propizia non sfugge alla mente pianificatrice di Leopold Mozart che in una lettera del 25 febbraio 1778 rammenta al figlio Wolfgang, in partenza insieme alla madre per Parigi, il ruolo ricoperto da Noverre all’Opéra. Avvenuto l’incontro tra i due nella capitale francese, è lo stesso Wolfgang a darne notizia al padre nella missiva del 5 aprile 1778: “Non comporrò un atto per un’opera, ma un’opera, tutta mia, in due atti. Il poeta ha già terminato il primo atto. Noverre (presso il quale mangio quando voglio) si è incaricato di tutto e ha già fornito l’idea. Credo che sarà Alexandre et Roxane”. Un grande sodalizio lega, dunque, il giovane Mozart al cinquantenne Noverre che, oltre ad accoglierlo in casa sua, vuole introdurlo all’Opéra progettando insieme a lui una nuova opera sulle nozze di Alessandro Magno e anche un nuovo balletto, come raccontato dallo stesso compositore in una lettera successiva (14 maggio 1778). Pur protetto dalla regina, Noverre non ha però vita facile all’Opéra, dov’è considerato un estraneo imposto dall’alto, vista la sua formazione esterna alla Maison. A ciò si aggiunge la riluttanza sia da parte delle masse artistiche sia del pubblico parigino verso i suoi seriosi ballet d’action, considerati complessi da seguire per la trama e poveri nei momenti danzati. Il risultato? L’opera Alexandre et Roxane non vedrà mai la luce e la collaborazione tra Noverre e Mozart si concretizza solamente con Les Petits Riens, un balletto leggero e frivolo in cui vi è poco e nulla della grande riforma che ha reso famoso il coreografo. Per ingraziarsi il favore del pubblico, qui l’accento è posto sulla danza pura e su un cast stellare impegnato in una serie di “sconnessi tableaux anacreontici che non hanno nulla da invidiare al pennello di Boucher e Watteau”, come afferma il barone Friedrich Melchior von Grimm, amico di Mozart presente alla première. Danzata da Marie-Madeleine Guimard e Auguste Vestris, la prima scena presenta una caccia a Cupido, messo quindi in gabbia. Segue poi il gioco della mosca cieca con Jean Dauberval e infine la piccante pantomima delle tre pastorelle. Qui la Guimard e Marie Allard duellano gelosamente per contendersi l’amore di un bel pastore, il quale non è altro che mademoiselle Asselin en travesti. E la furiosa lotta termina solo quando la Asselin scopre un seno in scena, dimostrando di essere donna come le due contendenti. L’evento desta gran scalpore, come riporta dopo la prima il Journal de Paris, unica fonte sul soggetto dello spettacolo a causa della perdita del libretto originario. Non entusiasta dell’operazione, Mozart racconta al padre l’evento nella stessa lettera in cui lo informa della morte della madre (9 luglio 1778): “Quanto al balletto di Noverre non ho mai detto altro, se non che forse ne farà uno nuovo. Ha avuto bisogno soltanto di mezzo balletto e io gliene ho scritto la musica, ossia ci sono sei brani scritti da altri, che consistono in vecchie e miserabili arie francesi, mentre io vi ho aggiunto la sinfonia, una contraddanza, in tutto dodici brani. Questo balletto è stato rappresentato già quattro volte con enorme successo ma adesso non voglio assolutamente fare nulla, se non so in anticipo quando vengo pagato, giacché questa è stata solo una cortesia nei confronti di Noverre”. Nei mesi a seguire, comunque, sia Leopold che lo stesso Wolfgang riservano ancora grandi speranze nel coreografo, considerato una figura chiave per comporre una nuova opera a Parigi. Il progetto rimane, però, lettera morta e lo stesso Noverre, esacerbato dal clima ostile, l’anno successivo rassegna le proprie dimissioni all’Opéra (novembre 1779) per poi, alla scadenza del contratto nel 1781, lasciare la Francia alla volta di Londra, dove riprende le redini del King’s Theatre. Anche a Mozart non rimaneva così che un’unica via da percorrere, quella della fuga. 턢