LEGRENZI
CANTO & BASSO - VOCAL & INSTRUMENTAL MUSIC
MUSICHE di Legrenzi, Colonna, Merula, C. F. Pollarolo, Battiferri
ENSEMBLE Zenit
CD Brilliant Classics 96006
★★★/★★★★
Un concerto vocale e strumentale di scuola veneziana, come potrebbe sembrare a prima vista? No, tutto fondato com’è sugli apporti di nativi della terraferma padano-veneta quando non di espatriati di seconda generazione (Colonna) o di totali “foresti” (Battiferri). Il Konzept del disco, incentrato sulle Sonate della legrenziana Op. 2 (1655), si allarga poi a ciò che l’autore avrà verosimilmente potuto conoscere sulla vita musicale delle città in cui esercitò – o tentò di esercitare senza fortuna – il suo magistero di cappella: Bergamo, Ferrara, Bologna e Venezia; cui si dovrebbero aggiungere Mantova e Milano. Scelta stimolante, che palesa in chi l’ha progettata la corretta percezione contestuale di un compositore di altissimo rango, ingiustamente trascurato dalla discografia. Peccato che il breve minutaggio inferiore all’ora non lasci gustarne se non parziali assaggi, per non dire della totale assenza di un genere al quale Legrenzi e il suo allievo Carlo Francesco Pollarolo si dedicarono con assiduità: il dramma per musica. L’assetto dell’ensemble Zenit è minimalista: un cornetto (Pietro Modesti), un trombone barocco (Fabio De Cataldo) e un organo (Gilberto Scordari), più il contralto Isabella Di Pietro e il tenore Roberto Rilievi. Non c’è dubbio che i grandi complessi basilicali di metà Seicento potessero disporre di organici ben più nutriti dai quali non mancavano sezioni di archi e di strumenti a pizzico, e neppure un quartetto vocale a parti almeno raddoppiate. Concediamo che alle cappelle minori di quel tempo potesse venire in soccorso la prassi empirica e già un poco antiquata del “cantar et sonar con ogni sorte d’istrumenti”; tuttavia alcune scelte lasciano perplessi: in particolare la realizzazione puramente strumentale di due mottetti a voce sola, ricadenti nell’ambito del nuovo stile concertato. Ma quando le voci umane entrano in azione, come nel mottetto a 4 “Albescite flores” (traccia 12), nulla resta a desiderare quanto a competenza stilistica e buona fusione delle scarse forze in campo. Auguriamo perciò alla pattuglia dei cinque bravi musicisti di raggiungere quanto prima una dimensione logistica che consenta di superare i limiti di una pur interessante lettura per abbozzo e in controluce. La musica di Legrenzi lo merita.