VOCI (non) SIBERIANE
Al Maggio fiorentino torna in scena il raro titolo di Umberto Giordano con Yoncheva come protagonista
GIORDANO
SIBERIA
INTERPRETI S. Yoncheva, G. Sturua, G. Petean, C. Piva, G. Misseri
DIRETTORE Gianandrea
Noseda
REGIA Roberto Andò
TEATRO del Maggio
★★★
Dopo la felice inaugurazione con Adriana Lecouvreur, l’83° Maggio Fiorentino ha chiuso i battenti con un altro titolo verista mai rappresentato a Firenze dalla sua prima del 1903: la Siberia di Giordano, che quando venne data a Parigi, Gabriel Fauré giudicò in termini ammirevoli. Ricorrendo alla collaborazione di Luigi Illica, dopo il fortunato Andrea Chénier, Giordano ebbe un libretto, secondo la moda del momento, ambientato in Russia come Fedora: ispirato a Memorie di una casa dei morti e Resurrezione, con Stephana protagonista “traviata” che si redime e muore raggiungendo il proprio uomo condannato ai lavori forzati in Siberia. Rispetto ai precedenti lavori, l’inventiva di Giordano non presenta momenti di particolare splendore emotivo; al contrario, di grande spessore risultano gli interventi corali e sinfonici, in cui Giordano ricorre a materiale folklorico russo, soprattutto nel II e III atto, di colore oscuro e dolente. L’edizione fiorentina non è stata accolta con particolare favore: l’ultima replica è stata cancellata, e il pubblico era davvero modesto; peccato, perché il direttore Gianandrea Noseda ha offerto una lettura incisiva e piena di slancio e il cast ha potuto esibire una splendida Sonya Yoncheva, voce calda, brunita, che ha tratteggiato una Stephana drammatica e commovente; un George Petean, che è stato Gleby, ex suo amante, dai tratti molto umani, non negativi; e un Giorgi Sturua, convincente Vassili. Il regista Roberto Andò è ricorso alla sua esperienza filmica immaginando l’opera come ripresa da un set cinematografico, con fitte controscene di macchine da presa, l’inevitabile nevicata e il ritratto di Stalin che viene proiettato all’ultimo atto in sintonia con il coro “Cristo è risorto!”.