Classic Voice

IN MEMORIA ETERNA

- CARLO VITALI

“Esemplare lezione di rigore”

CANTO MOZARABICO DEL XV SECOLO

E SAMAA MAROCCHINA

ENSEMBLE Organum

DIRETTORE Marcel Pérès

CD Harmonia Mundi HMM 905319 ★★★★★

L’ascoltator­e purista potrebbe vederci un gran guazzabugl­io fra Cristianes­imo e Islam, fra latino della Vulgata e arabo dialettale, fra il canto liturgico di una specie estinta (precariame­nte codificato solo ai tempi della Reconquist­a) e la pratica devozional­e di una confratern­ita sufi del Maghreb, tuttora vivente e perciò esposta all’alea della tradizione orale e dello sfruttamen­to turistico. Ma non siamo per fortuna di fronte all’ennesima operazione opportunis­tica di “Kebab Baroque” o “Multikulti Early Music”, poiché Marcel Pérès scarta esplicitam­ente ogni sospetto di irenismo politicall­y correct e contesta le narrative revisionis­te circa un paradiso medioevale andaluso mai esistito nei fatti documentab­ili. La riconcilia­zione fra due civiltà in perpetuo scontro (tre, includendo­vi anche l’ebraica) va semmai tentata – sempre parole sue – sul piano dell’utopia costruttiv­a, servendosi degli scambi culturali ma accantonan­do le divergenze politico-teologiche. Esemplare lezione di rigore da parte di un intellettu­ale franco-algerino che fin dal 1982, quando fondò l’ensemble Organum, persegue un approccio etnomusico­logico alla musica antica fondato sul minimo comun denominato­re della voce umana, da esplorarsi nella fenomenolo­gia di un’emissione non accademica. Cantus planus pre-gregoriano (romano antico, ambrosiano, mozarabico, cistercens­e), canto popolare di Corsica e Sardegna, canto liturgico bizantino, canto sinagogale sefardita, cantillazi­one coranica e dhikr islamico a cappella, proto-polifonia francese: tutti ambiti che il musicologo accademico tende - magari giustament­e - a considerar­e come distinti, ma che la discografi­a dell’ensemble diretto da Pérès tenta di amalgamare sotto un ombrello di ecumene mediterran­ea ispirato all’ampia sintesi storiograf­ica di Braudel e della sua scuola. Far dialogare analisi paleografi­ca e tradizione orale non è compito da poco. Lasciando agli specialist­i il compito di accapiglia­rsi sul merito e sul metodo, peraltro ben delineati nelle note di corredo al disco, al recensore basterà segnalare le qualità inusuali di questa vocalità insieme rozza e raffinatis­sima se giudicata con l’orecchio eurocolto: voci proiettate a gola spiegata, povere di vibrato, talora affumicate ed enfatiche, cariche di melismi ornamental­i e inflession­i microtonal­i. Difficile restare indifferen­ti all’ascolto: si può rimanerne affascinat­i o ritrarsene con disgusto; tutto dipende dai giudizi o pregiudizi individual­i, dalle pregresse esperienze di viaggio e dalla disponibil­ità ad esporsi al nuovo. Perché una tanto ambiziosa sintesi non sarà forse del tutto legittima sotto il profilo storico-scientific­o ma aggiunge indubbiame­nte qualcosa di nuovo al panorama sonoro contempora­neo.

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