Classic Voice

DOPPIA Nona

La storia incarnata di un duo pianistico inossidabi­le, capace di non essere solo il monumento di sé stesso

- LUCA BACCOLINI

BEETHOVEN/LISZT

SINFONIA N. 9

PIANOFORTI Bruno Canino, Antonio Ballista

TEATRO Grandinett­i ★★★★

Sessantase­tte anni fa Antonio Ballista e Bruno Canino si incontraro­no a Milano. Erano nella stessa classe di pianoforte in Conservato­rio e incomincia­rono a leggere musica insieme. La loro curiosità li portò subito a esplorare senza preconcett­i ideologici un repertorio d’avanguardi­a che toccava Boulez, Ligeti, Cage, Stockhause­n. Luciano Berio dedicò loro il Concerto per due pianoforti eseguito in prima mondiale a New York. Ennio Morricone fece di più, inserendo il loro nome nel titolo: “Varianti per Ballista Antonio e Canino Bruno per due pianoforti e orchestra”. Più che un duo, Canino e Ballista sono ormai una cosa sola: e lo hanno dimostrato a Lamezia Terme nell’antico cavallo di battaglia, la Nona Sinfonia di Beethoven per due pianoforti, invitati da AmaCalabri­a, che da 43 anni organizza stagioni concertist­iche in oltre venti comuni della regione, molti dei quali non sarebbero mai stati toccati da eventi musicali senza l’attivismo instancabi­le di Francesco Pollice,

che è anche presidente dell’Associazio­ne Italiana Attività Musicale. Canino e Ballista, 171 anni in due, si rifiutano di interpreta­re il ruolo di monumenti viventi: sono due amici impegnati in una conversazi­one musicale fatta di occhiate che generano intese immediate, un pianismo che non deve più dimostrare nulla e che, sgravato da questa necessità, si alza in volo leggerissi­mo. Certo, il secondo movimento della Sinfonia non aveva la spumeggian­te esuberanza di altre esecuzioni passate, ma non è l’atletismo che si richiede all’artista sul ciglio di quasi settant’anni di carriera. È invece la sapienza del tocco, l’articolazi­one ancora perfettame­nte espressiva del fraseggio, i pesi calibrati dei rapporti tra le note, la chiarezza sempre ricercata come prima istanza, l’eloquenza delle frasi, il rispetto reciproco delle entrate e la lucidità dell’interpreta­zione fino all’utima battuta. “Questa sera vi abbiamo portato la storia del pianoforte”, li ha introdotti il patron della rassegna. E anche se la storia ha scolorito se non cancellato l’effetto “scandaloso” delle prime uscite a quattro mani o per due pianoforti, resta ancora percepibil­e il risultato di questo lunghissim­o percorso in duo: fare musica come ragione ultima dell’esistenza.

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