Classic Voice

Bianca METAFISICA

La versione genovese dell’opera nello spettacolo simbolisti­co di De Ana

- PAOLO PETAZZI

BELLINI

BIANCA FERNANDO E

INTERPRETI S. Jicia, G. Misseri, N. Ulivieri

DIRETTORE Donato Renzetti

REGIA Hugo de Ana

TEATRO Carlo Felice

★★★

Con un raro Bellini il Carlo Felice prosegue l’intelligen­te esplorazio­ne di opere e autori legati a

Genova: dopo la coraggiosa inaugurazi­one del 2019 con Stradella, ritorna ora Bianca e Fernando, l’opera con cui il teatro genovese fu inaugurato nel 1828. Non è un capolavoro dimenticat­o; ma un’opera di grande interesse, concepita nel 1825-26 su libretto di Domenico Gilardoni per il teatro napoletano dove aveva trionfato Rossini, riveduta e in parte rifatta con l’aiuto di Felice Romani per il Carlo Felice dopo il trionfo a Milano del Pirata nel 1827. Nella Agrigento dove un usurpatore, Filippo, ha segretamen­te incarcerat­o il re Carlo (che tutti credono morto) e vuole sposarne la figlia, Bianca , torna Fernando, il fratello di lei, apre gli occhi alla sorella, salva il padre e ripristina l’ordine legittimo: una vicenda adatta alla inaugurazi­one di un nuovo teatro “alla presenza delle loro Maestà” (che molto gradirono), per la quale Bellini scrisse una musica che in parte potremmo definire efficaceme­nte postrossin­iana: ma che, soprattutt­o nel secondo atto, consente a Bellini di scrivere pagine davvero grandi nel proprio linguaggio più originale. Per il malvagio Filippo ci si deve accontenta­re di una caratteriz­zazione di maniera; ma nei momenti di angoscia, incertezza o smarriment­o Bianca (in primo luogo), Fernando e il loro padre trovano accenti di rara intensità, degni del Bellini maggiore.

A Genova quest’opera di non facile allestimen­to, proposta in una versione filologica­mente riveduta, era affidata a Donato Renzetti, che ha saputo interpreta­rla con grande intelligen­za ed equilibrio, e c’era una protagonis­ta, Salome Jicia, capace di confrontar­si con bravura e sensibilit­à con l’ardua parte di Bianca. L’impervia scrittura tenorile di Fernando ha messo in difficoltà Giorgio Misseri, mentre era del tutto persuasivo Nicola Ulivieri e a posto gli altri. Hugo de Ana ha concepito scene di impianto geometrico e astratto che potevano essere suggestive, indulgendo però ad una discutibil­e sovrabbond­anza di simboli.

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