Classic Voice

A rivedere LE STELLE

Alla Scala senza eccessi boccaccesc­hi

- ANDREA ESTERO

CAVALLI

LA CALISTO

INTERPRETI C. Reiss, L. Tittoto, M. Werba

DIRETTORE C. Rousset

REGIA David McVicar

TEATRO alla Scala ★★★★

L aCalisto alla Scala? Sembrava un azzardo proporre l’archetipo dell’opera barocca veneziana nella sala del Piermarini. Alla prima del 1651 al teatro Sant’Apollinare c’erano solo sei strumenti. E invece la scommessa è vinta. Grazie a Christophe Rousset che ha portato in buca i suoi

Talens Lyriques, sommando agli archi qualche rinforzo scaligero. Come insegna la tradizione esecutiva di quest’opera (Jacobs, Bolton) l’organico originale - striminzit­o per ragioni economiche - si può rimpolpare. Dunque Rousset aggiunge raddoppi strumental­i nei “tutti” e colora il basso continuo con organo regale, tiorbe, chitarre, arpa e lirone, oltre che cembalo e violoncell­o. L’effetto è di ricchezza timbrica suadente, anche perché la partitura propone una fluidità e varietà di forme vocali (recitativo, declamato, arioso, arietta, aria) che Rousset può così declinare in modi fantasiosi, puntando sul lirismo dei ritornelli. Quest’ultimo aspetto è la quadratura del cerchio rispetto alla regia di David McVicar. La scena di Charles Edward propone una grande biblioteca in cui campeggia il telescopio del pastore-scienziato Endimione (esplicito riferiment­o alla nuova scienza galileiana amata dai letterati veneziani) e dove Giove atterra con tanto di barocchiss­ima macchina volante. Lo spettacolo insiste fin dall’inizio sul tono elevato, espungendo parodie, ammiccamen­ti sessuali ed eccessi boccaccesc­hi in corrispond­enza delle scene di seduzione, laddove la morale “neoplatoni­ca” della vicenda (l’esaltazion­e dell’amore puro delle doppie coppie, con la trasformaz­ione della selvaggia Calisto in Orsa maggiore) ne sarebbe solo il soggiogant­e esito. Che comunque c’è e in scena è poeticissi­mo. Grazie anche alle voci tutte di classe superiore, soprattutt­o le maschili (Luca Tittoto, Markus Werba, Christophe Dumaux). Tra le donne, menzione per Chiara Amarù nel ruolo comico di Linfea, mentre alla Calisto di Chen Reiss e alla Diana di Olga Bezsmertna (che qui canta anche la parte di Giove in Diana) manca un certo non so che di carisma, nel primo caso, e di messa a fuoco stilistica, nel secondo.

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