A rivedere LE STELLE
Alla Scala senza eccessi boccacceschi
CAVALLI
LA CALISTO
INTERPRETI C. Reiss, L. Tittoto, M. Werba
DIRETTORE C. Rousset
REGIA David McVicar
TEATRO alla Scala ★★★★
L aCalisto alla Scala? Sembrava un azzardo proporre l’archetipo dell’opera barocca veneziana nella sala del Piermarini. Alla prima del 1651 al teatro Sant’Apollinare c’erano solo sei strumenti. E invece la scommessa è vinta. Grazie a Christophe Rousset che ha portato in buca i suoi
Talens Lyriques, sommando agli archi qualche rinforzo scaligero. Come insegna la tradizione esecutiva di quest’opera (Jacobs, Bolton) l’organico originale - striminzito per ragioni economiche - si può rimpolpare. Dunque Rousset aggiunge raddoppi strumentali nei “tutti” e colora il basso continuo con organo regale, tiorbe, chitarre, arpa e lirone, oltre che cembalo e violoncello. L’effetto è di ricchezza timbrica suadente, anche perché la partitura propone una fluidità e varietà di forme vocali (recitativo, declamato, arioso, arietta, aria) che Rousset può così declinare in modi fantasiosi, puntando sul lirismo dei ritornelli. Quest’ultimo aspetto è la quadratura del cerchio rispetto alla regia di David McVicar. La scena di Charles Edward propone una grande biblioteca in cui campeggia il telescopio del pastore-scienziato Endimione (esplicito riferimento alla nuova scienza galileiana amata dai letterati veneziani) e dove Giove atterra con tanto di barocchissima macchina volante. Lo spettacolo insiste fin dall’inizio sul tono elevato, espungendo parodie, ammiccamenti sessuali ed eccessi boccacceschi in corrispondenza delle scene di seduzione, laddove la morale “neoplatonica” della vicenda (l’esaltazione dell’amore puro delle doppie coppie, con la trasformazione della selvaggia Calisto in Orsa maggiore) ne sarebbe solo il soggiogante esito. Che comunque c’è e in scena è poeticissimo. Grazie anche alle voci tutte di classe superiore, soprattutto le maschili (Luca Tittoto, Markus Werba, Christophe Dumaux). Tra le donne, menzione per Chiara Amarù nel ruolo comico di Linfea, mentre alla Calisto di Chen Reiss e alla Diana di Olga Bezsmertna (che qui canta anche la parte di Giove in Diana) manca un certo non so che di carisma, nel primo caso, e di messa a fuoco stilistica, nel secondo.