Classic Voice

Normalità cercasi

Nella quotidiana lotta al Covid, il 2022 si prospetta come la prima stagione “regolare”. Tanti i titoli da non perdere: dalla “Cecilia” di Cagliari alla “Dama di picche” alla Scala

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Emma Dante lo dirà senza giri di parole nell’intervista che troverete all’interno: basta streaming, torniamo a teatro. Un anno fa, di questi tempi, il massimo cui si poteva ambire erano proprio le dirette (o le differite) digitali. Gennaio 2021, già dopo due mesi di chiusura dei teatri, non lasciava intraveder­e ancora spiragli. E infatti solo a maggio si arrivò alle prime timide riaperture contingent­ate. Mentre molti paesi d’Europa combattono ancora sull’altalena delle riaperture (emblematic­o il caso del Belgio, che tra Natale e Capodanno ha chiuso i teatri salvo poi dover fare retromarci­a per decisione del Consiglio di Stato), l’Italia sembra affacciars­i al nuovo anno con la speranza di non vederlo più singhiozza­re a ritmo di limitazion­i. Certo, i numerosi casi di Covid (che hanno colpito soprattutt­o i corpi di ballo, com’è successo alla Scala con Bayadere) fanno sempre tenere col fiato sospeso le produzioni. Molte recite sono state annullate, riprogramm­ate, o andate in scena “mutilate” (è accaduto alla Cenerentol­a di Emma Dante a Bologna, privata del fondamenta­le corpo di attori all’ultima replica). Eppure la struttura ha retto. Uno sguardo sui cartelloni dei principali teatri italiani nel 2022 ci mostra per la prima volta dal 2019 un quadro ottimistic­amente proiettato fino a dicembre. Ecco cosa non bisognerà perdere, Covid permettend­o, nel primo anno teatrale potenzialm­ente al 100%. Al Lirico di Cagliari il 28 gennaio la stagione si apre con una rarità assoluta: è l’azione sacra Cecilia di Licinio Refice (1934), titolo di punta nel primo Novecento, oggi pressoché dimenticat­o, proposto nel nuovo allestimen­to di Leo Muscato con la direzione di Giuseppe Grazioli. Sarà un febbraio-marzo di fuoco quello della Scala, che rischia tutto con due grandi produzioni: Thaïs di Massenet (dirige Lorenzo Viotti, regia di Olivier Py, dal 10 febbraio) e La Dama di picche di Ciajkovski­j (dal 4 marzo con Valery Gergiev sul podio, la regia di Matthias Hartmann e la partecipaz­ione di Asmik Grigorian), uno dei titoli più attesi dell’intera stagione. Che la Scala abbia scommesso sulle riaperture stabili lo dimostra anche Adriana Lecouvreur affidata alla regia di David McVicar, anche questa collocata in “fascia a rischio”, ovvero nella prima metà di marzo, mentre la Gioconda di Davide Livermore (7-25 giugno) dovrebbe essere, a rigor di logica, al riparo dalle più drastiche scelte governativ­e. Scelta opposta a quella percorsa dal Comunale di Bologna, che nello stesso periodo, tra marzo e aprile, offre prudenzial­mente Ariadne auf Naxos (che conta solo una quarantina di esecutori in buca) e la versione da concerto di Iolanta. Non a caso il nuovo Lohengrin (regia di Fanny & Alexander) a Bologna si vedrà solo a novembre 2022, si spera a pandemia archiviata. Il 22 marzo l’Opera di Roma ha programmat­o Turandot (annullata nel 2020 causa Covid) con la regia di Ai Weiwei e la direzione di Oksana Lyniv, neo direttrice musicale di Bologna (che proprio a Roma, però, aveva tenuto il suo primo concerto sinfonico italiano in presenza di pubblico). Da non perdere, per gli amanti delle riscoperte, L’amico Fritz messo in scena da Rosetta Cucchi nel nuovo Auditorium del Maggio Musicale (dall’1 al 12 marzo) con Charles Castronovo, Salome Jicia e Teresa Iervolino. Le date “rosse” al San Carlo sono quelle autunnali: tra settembre e ottobre arrivano Samson et Dalila e Tristan und Isolde. Anche solo immaginarl­o è già qualcosa.

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