FRAGILE bellezza
La mano delicata di Speranza Scappucci. Aiutata da due grandi voci protagoniste
MILANO BELLINI
I CAPULETI E I MONTECCHI INTERPRETI L. Oropesa, M. Crebassa, J. Xiahou, M. Pertusi, J. Park
DIRETTORE Speranza Scappucci
ORCHESTRA Teatro alla Scala
REGIA Adrian Noble
TEATRO alla Scala
★★★★
Con due splendide protagoniste, Lisette Oropesa (Giulietta) e Marianne Crebassa (Romeo), sono tornati alla Scala I Capuleti e i Montecchi (Venezia 1830) di Bellini: quest’opera, composta in tempi rapidissimi riutilizzando materiali della sfortunata Zaira, continua ad apparirci come uno dei suoi capolavori, anche se è meno rappresentata di quelli più famosi e pone agli interpreti problemi particolari con la sua delicatissima fragilità. Bellini richiede adeguati interpreti vocali; ma anche una direzione che sappia trovare il necessario equilibrio tra la espansione lirico-melodica e la continuità drammatica che il compositore chiaramente persegue, anche dove rispetta le forme chiuse tradizionali. Alla Scala debuttava felicemente sul podio Speranza Scappucci, chiamata all’ultimo a sostituire Evelino Pidò, ammalato: in una sola settimana di prove ha raggiunto un buon equilibrio, lasciando agio ai grandi momenti solistici e mantenendo tempi serrati nelle scene d’insieme, anche se, almeno alla prima, qualche grande momento avrebbe forse richiesto un respiro diverso (per esempio il culmine del Finale I, “Se ogni speme è a noi rapita”). Tra le voci, oltre alla purezza stilistica del canto di Lisette Oropesa e alla flessibile bravura di Marianne Crebassa, si ammirava senza riserve, come in altre occasioni, il Lorenzo di Michele Pertusi. Si è difeso con dignità il Tebaldo di Jinxu Xiahou, giovane tenore cinese che il sovrintendente Meyer aveva fatto spesso cantare a Vienna. Deludente invece il Capellio di Jongmin Park. Lo spettacolo non era del tutto convincente; ma, se si prescinde da qualche inutile sbavatura, non mancava di coerenza: il regista Adrian Noble ambientava la vicenda (diversa da quella di Shakespeare, che non è la fonte diretta del libretto di Romani) intorno al 1930, nelle sobrie scene di Tobias Hoheisel, sottolineando in chiave attuale la gravità del conflitto civile determinante nella tragedia di Romeo e Giulietta.