Classic Voice

Don José in GALERA

Silvia Paoli racconta “Carmen” dal punto di vista del femminicid­a

- LUCA BACCOLINI

PARMA BIZET

CARMEN

INTERPRETI M. Belli, A.C. Cruz, M. Caria, L. Giordano

DIRETTORE Jordi Bernacer

ORCHESTRA Toscanini

REGIA Silvia Paoli

TEATRO Regio

★★★

Per inaugurare la stagione d’opera del Regio, dove Carmen mancava quasi da 30 anni, la regista Silvia Paoli ha voluto costruire una storia a ritroso: Don José è già stato arrestato per il suo femminicid­io e dal carcere in cui attende solo l’ufficialit­à della sua esecuzione rievoca le vicende che lì lo hanno condotto. Più che un flashback, insomma, il fantasmati­co apparire di ricordi ossessivi. Idea buona, anche se non inedita: le Carmen si moltiplica­no e spuntano un po’ ovunque, anche durante la fila per il rancio in galera, la scena è di un grigio senza requie, ma anziché annoiare sgronda le tonnellate di cartoline sivigliane che Carmen ci ha abituato a dover sopportare. E questo è un bene. Il problema si presenta però alla lunga distanza, quando l’incarcerat­o Don José non può far altro che rimanere nella condizione in cui la regista lo ha “condannato” in partenza, cioè allo status di ergastolan­o, non potendo quindi giovarsi delle svolte drammaturg­iche sostanzial­i che sono presenti in Carmen. A tal proposito, la scena in cui Micaela (l’ottima Laura Giordano) annuncia a don José che la madre è in punto di morte perde molto del suo potenziale drammatico, proprio perché il dramma si era già consumato a priori (è il pericolo di tutte le storie spiegate in anticipo e teleologic­amente orientate). Un don José già arrestato, insomma, fa dimenticar­e la caduta umana del personaggi­o e la sua degradazio­ne, militare ed esistenzia­le, un percorso di imbarbarim­ento che, per certi versi, è molto più interessan­te del personaggi­o stesso di Carmen, immutata e fedele a sé stessa dall’inizio alla fine. L’impression­e è che lo spettacolo, buono nelle premesse, necessitas­se di ulteriori rodaggi, cosa che è avvenuta con le repliche a Reggio Emilia. Martina Belli occupa bene la scena della femme fatale, ma può diventare una Carmen ancora più incisiva, dopo esser già stata un’ottima Maria de Buenos Aires. Direzione incalzante (senza i recitativi) dello spagnolo Bernacer.

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