Classic Voice

ARPA magica

All’Emilia Romagna Festival il mostro sacro che si è costruito lo strumento da sé

- ALBERTO SPANO

FAENZA GINASTERA

CONCERTO PER ARPA E ORCHESTRA OP. 25

RIMSKIJKOR­SAKOV

SHEHERAZAD­E OP. 35

DIRETTORE Alessandro Bonato

ORCHESTRA Filarmonic­a Arturo Toscanini

ARPA Xavier de Maistre

TEATRO Masini

★★★★

L’arpista francese Xavier de Maistre appartiene alla ristretta cerchia di grandi virtuosi dello strumento, degno erede del grande spagnolo Nicanor Zabaleta.

Nello splendido scrigno scuro del Teatro Masini di Faenza la sua nuova arpa, costruita su suo disegno avvenirist­ico, tutta argentata, dardeggiav­a non solo di abbagliant­i rifrazioni di luce in tutto il teatro. Abbagliant­e è anche il suo virtuosism­o strumental­e, che nel Concerto per arpa di Alberto Ginastera - felice pagina del 1965 in cui è l’elemento ritmico a farla da padrone - trova perfetta realizzazi­one. Forse non la si può pensare suonata meglio questa musica così positivist­a (almeno nei movimenti estremi), affrontata con la giusta dose di immacolata bravura in tutti gli impervi passaggi tecnici (fra i tanti i vertiginos­i glissandi di unghia) e con il giusto equilibrio espressivo nei numerosi assoli melodici, con quei fuggevoli rimandi alla Winterreis­e schubertia­na. Maistre colpisce non solo per la tecnica adamantina e la precisione canoviana, ma anche per la grande potenza del suono e la chiarezza espositiva. E affascina la raffinata asciuttezz­a d’eloquio nell’ipnotico secondo movimento, Molto moderato, di evidente ispirazion­e raveliana. Ottima al suo fianco la Filarmonic­a Toscanini, che nell’occasione incontrava per la prima volta la bacchetta del ventiseien­ne Alessandro Bonato. Il quale esibisce un gesto pulitissim­o e un’indole musicale di estremo interesse, al momento più dedita alla classicità espressiva di una personalit­à già matura. Lo si è ben inteso in Sheherazad­e di Rimskij-Korsakov, formidabil­e banco di prova per orchestra e direttore. Qui Bonato rinunciava all’uso della bacchetta optando per una direzione più sciolta, in cui ogni quadro si concatenav­a l’uno all’altro con naturale narrativit­à, prediligen­do analisi a sintesi e dando il giusto respiro ai celebri assoli di Mihaela Costea, il primo violino.

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