FESTIVAL PRINTEMPS DES ARTS
LUOGHI E INTERPRETI vari
Tra marzo e aprile, è ripreso nel Principato di Monaco il festival Printemps des Arts, articolandosi in quattro week end. È la prima edizione a firma del nuovo direttore artistico, il compositore francese Bruno Mantovani, insediatosi un anno fa, dopo i quasi vent’anni di Marc Monnet, il suo predecessore. Riflettendo sull’esperienza della pandemia, Mantovani ha scelto alcuni indirizzi programmatici. Intanto, valorizzare i legami con la tradizione, cercando anche nel passato musicale qualche risposta ai molti interrogativi odierni. Di qui l’inaugurazione con la Messe de Nostre
Dame di Guillaume de Machault, secolo XIV. Poi, per alcuni autori in cartellone, l’interesse a illuminarne il percorso stilistico in composizioni successive.
Ed ecco il pianista JeanEfflam Bavouzet impegnato, nella stessa serata, in due concerti di Prokov’ev, e anche in due recital fra pagine di Haydn e Debussy. Poi, in altri programmi, alternanza fra titoli classici e contemporanei, come per il francese Quartetto Voce. Capitolo a sé, inoltre, riservato all’Armenia e al suo patrimonio artistico, sempre fra tradizione e attualità, con un balletto in prima esecuzione assoluta. E di un artista armeno, Sergej Parajanov (1924-1990), omaggiato con una mostra nell’Opéra di MonteCarlo, è il dipinto scelto quale logo del Festival. Riassumendo, in quattro fine settimana quattro importanti orchestre più un gruppo da camera (l’Ensemble Orchestral Contemporain), quattro prime assolute, vari direttori d’orchestra e solisti di fama. Nel cartellone, è emersa una decisa corposità dei programmi. Preoccupato del calo di spettatori indotto dall’epidemia, Mantovani ha affermato che bisogna rieducare il pubblico a proposte approfondite. E ha stigmatizzato la tendenza dei compositori giovani a produrre novità di breve durata. Orientamento che lascia perplessi: non incide sulle cause, né si può pensare di intervenire per decreto sui mutamenti sociali, legando gli spettatori alla poltrona.