Lupu solitario
Nel 1993 il pianista rumeno diede un “rossiniano” alle incisioni. Restano le pietre miliari degli anni ‘70-’80
Nel novembre 2015, per il 70° compleanno, Decca pubblicò uno storico cofanetto di 28 cd contenente il legato discografico di Radu Lupu: 22 anni di registrazioni in studio, dal novembre 1970 al gennaio 1993, con un ritmo di oltre due dischi all’anno. Oltre 33 ore di musica, il cuore del suo repertorio, dal Terzo Concerto di Beethoven con la London Symphony Orchestra diretta da Lawrence Foster con un Lupu sbarbato venticinquenne, quasi irriconoscibile, che sfodera un pianismo incantato e un suono rotondo già unico, all’ultima commovente incisione del gennaio 1993 con Kinderszenen, Kreisleriana e Humoreske di Schumann, in cui un 47enne con folta barba nera appena brizzolata, simile a quella di un pope, dà rossinianamente il suo addio “alle spire del disco” con una trascendentale trasfigurazione del pianoforte Steinway, captato nella morbida acustica della Salle de Châtonneyre a Corseaux, in Svizzera. In mezzo troviamo il tesoro di Radu Lupu, dai 5 concerti di Beethoven con Zubin Mehta alle 9 sonate scelte di Schubert, dalle inquietanti sonorità brahmsiane (Sonata n. 3, Rapsodie, Intermezzi e Primo Concerto) a tutte le Sonate per violino e pianoforte di Mozart con l’anziano Szymon Goldberg. Almeno quattro incisioni irrinunciabili: in primis l’album del 1972 con tre sonate di Beethoven (Chiaro di Luna, Patetica, Waldstein), in cui lo scavo sul suono si sposa a meraviglia con il virtuosismo immacolato e con una logica musicale che ha pochi riscontri nella storia dell’interpretazione beethoveniana. Del 1973 la classica accoppiata dei Concerti in La minore di Schumann e Grieg: un disco miracoloso in cui Lupu letteralmente vola per bellezza di suono, intensità e potenza drammatica, quasi in simbiosi con la London Symphony Orchestra diretta da André Previn. Del 1982 l’album con gli 8 Improvvisi di Schubert: probabilmente il disco più popolare e venduto di Lupu, in gergo un “longseller”. Infine il mai sufficientemente lodato album del 1985 con 17 Lieder di Schubert solista Barbara Hendricks, allora trentasettenne.