L’altra faccia di Stravinskij
Il nuovo cd di Luigi Palombi svela un laboratorio creativo pieno di sorprese. Compreso un brano inedito
“Compongo al pianoforte e non me ne dolgo. Anzi, penso che sia mille volte preferibile comporre a contatto diretto con la materia sonora che non comporre immaginando questa materia”, sosteneva Igor Stravinskij, cui il pianista Luigi Palombi ha dedicato il suo ultimo cd per l’etichetta Dynamic (“Igor Stravinsky - Piano Conversation”). Nonostante il ridotto numero di composizioni dedicate esplicitamente allo strumento, il disco rivendica la centralità del pianoforte nell’attività creativa stravinskiana. Come per Reger, insomma, il pianoforte diventa il prisma attraverso cui leggere un lato poco conosciuto del processo creativo di Stravinskij. Si scopriranno così inediti come Preludium, un’opera relativamente tarda, dai richiami jazzistici, scritta nel 1936-1937 tra Parigi e New York o rarità assolute come Souvenir d’une marche Boche (Ricordo di una marcia crucca) e The Star-Spangled Banner, due brani accomunati dal contesto patriottico; il primo come deformazione caricaturale d’una marcia tedesca (1917); il secondo come omaggio alla moglie del presidente Roosevelt per un’asta del Fondo di Guerra. Un pensiero musicale evidentemente poco gradito, perché il manoscritto fu rispedito a Stravinskij “con tante scuse”. Palombi esplora questo universo pianistico privato anche attraverso le trascrizioni (il coro dal prologo del Boris Godunov trascritto per i figli nell’estate del 1918, o la Ronde des princesses tratta dal proprio balletto L’Oiseau de feu) e alcuni brani giovanili. Emblematico ed estremamente interessante è lo Studio n. 3 in Mi minore, tratto dai 4 Studi, composti da Stravinskij nell’estate del 1908 con dedica al figlio maggiore di Rimskij-Korsakov. Qui il compositore russo esplora le possibilità del cromatismo, anticipando soluzioni che si troveranno proprio nell’Uccello di fuoco, con un evidente influsso di Skrjabin.