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Villa Verdi vendesi

Dopo il baule anche la dimora del Maestro non sarà più controllat­a dagli eredi. Lo Stato italiano ha il diritto di prelazione. Per costituire una fondazione verdiana?

- M.B.

S Si aspetta solo l’ordinanza del Tribunale di Parma, ma il suo futuro è deciso: Villa Verdi, la dimora di Sant’Agata dove il compositor­e visse a partire dal 1851, sarà messa in vendita. Dopo il decreto di esproprio a favore dello Stato dell’archivio di lettere e abbozzi musicali, la famiglia Carrara Verdi uscirà anche dalla Villa di cui è stata gelosa e benemerita custode per oltre un secolo, dalla morte del maestro ai giorni nostri. Questo è l’esito della lunga battaglia legale tra i quattro eredi di Alberto Carrara Verdi, cominciata dopo la sua scomparsa nel 2001. L’unico maschio, Angiolo, appoggiato dalla zia Gabriella, sosteneva che il padre avesse lasciato a lui la Villa. Dalla sua parte si era schierata una delle tre sorelle (Maria Mercedes), mentre le altre due (Ludovica e Emanuela, nel frattempo purtroppo venuta a mancare) contestava­no questa soluzione. Pur in assenza di un testamento, il tribunale di Parma aveva in prima istanza dato ragione a Angiolo, ma in Appello e Corte di Cassazione quel verdetto è stato ribaltato: l’eredità deve essere divisa in quattro parti. E dal momento che nessuno è in grado di tenere la Villa e liquidare gli altri, la proprietà di Sant’Agata dovrà essere alienata, speriamo a qualche ente (lo Stato avrà il diritto di prelazione) che possa custodirla e valorizzar­la come merita. Da questa sentenza discende anche la rassegnazi­one con cui gli eredi hanno accettato senza opporsi l’espropriaz­ione dell’archivio cartaceo. Il quale è ormai di proprietà dello Stato anche se sono pendenti due ricorsi: uno degli eredi per la quantifica­zione dell’indennizzo offerto (si parla di 4 milioni); e uno del ministero contro una sentenza del Tar che ha dato ragione agli eredi, ai quali era stato presentato un conto di circa 700.000 euro per le operazioni di restauro sul carteggio.

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