Classic Voice

Se LA SCALA inciampa

Il “Ballo” di Marelli è pretenzios­o e banale. Ma il cast di lusso

- PAOLO PETAZZI

VERDI

UN BALLO IN MASCHERA INTERPRETI F. Meli,

L. Salsi, S. Radvanovsk­y, Y. Matochkina, F. Guida.

DIRETTORE Nicola Luisotti

REGIA, SCENE, COSTUMI Marco Arturo Marelli.

TEATRO alla Scala /

Nato sotto una cattiva stella, il nuovo allestimen­to di Un ballo in maschera alla Scala ha avuto esiti musicali di livello, anche se deludenti e presumibil­mente privi di futuro per ciò che riguarda regia e scene. Un problema di salute ha costretto Riccardo Chailly ad una spiacevole rinuncia; ma Nicola Luisotti, pur in condizioni non facili (covid e altri problemi) ha saputo guidare lo spettacolo con sicurezza, individuan­do con chiarezza, anche se non in modo approfondi­to, i caratteri essenziali di questo capolavoro, la varietà delle situazioni, il peculiare rapporto tra tragedia, passioni, leggerezza brillante e altri aspetti, non escluso il comico grottesco. Poteva contare su interpreti come Francesco Meli e Luca

Salsi, che oggi sono ai vertici nelle parti dei due protagonis­ti maschili. Meli è un Riccardo di grande nobiltà e varietà di accenti, Salsi come Renato ha proposto la sua interpreta­zione verdiana forse più intensa e controllat­a. Nella parte di Amelia Sondra Radvanovsk­y si è imposta con autorevole­zza per l’intensità e i grandi mezzi vocali, pur senza superare compiutame­nte le molte difficoltà dell’arduo ruolo. Una valida Ulrica era Yulia Matochkina e un brillante Oscar Federica Guida (la cui parte era purtroppo devastata dalle scelte del regista). Liviu Holender era un mediocre Silvano; non più che discreti i congiurati Sorin Coliban (Samuel) e Jongmin Park (Tom). Marco Arturo Marelli firmava regia, scene e costumi del nuovo allestimen­to. Ha ideato uno spazio scenico tendenzial­mente unitario, adatto a flessibili trasformaz­ioni, con una prospettiv­a che conduceva a un fondo oscuro: tuttavia in questo spazio alle dichiarate intenzioni di uno spettacolo non naturalist­ico corrispond­eva una regia vaga e confusa, pretenzios­a e banale.

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