PIANO distillato
Le cinque Sonate di Sciarrino riproposte dagli allievi di Maria Grazia Bellocchio
SCIARRINO
LE 5 SONATE PER PIANOFORTE
PIANOFORTE Dmitry Batalov, Daniele Fasani, Maria Ialza, Annalisa Orlando
TEATRO Fabbrica del Vapore
★★★★★
Aconclusione del corso di Mariagrazia Bellocchio dedicato alla musica pianistica di Sciarrino un doppio concerto nell’ambito della ricca stagione di Rondò nella Sala Donatoni alla Fabbrica del Vapore ha proposto in presenza dell’autore le sue cinque sonate con validissimi giovani pianisti. La spiacevole coincidenza con un altro concerto ci ha fatto perdere la prima parte della lunga serata, ma non si poteva mancare la rara occasione dell’ascolto delle cinque sonate tutte insieme. Datate 1976, 1983, 1987, 1992 e 1994, sono profondamente diverse e destano subito una forte impressione proprio nella varietà di pensiero e di tecniche che vi si manifesta. A distanza di tempo, riascoltarle da una nuova generazione di interpreti offre molte sorprese: in modo particolare colpivano per la novità dei risultati l’aggressività e la disinvoltura con cui Dmitry Batalov si è confrontato con il virtuosismo della Prima e della Seconda Sonata, dove, soprattutto nella prima, si avverte in lontananza una qualche eco, originalmente ripensata, di Ravel e del Liszt dei Giochi d’acqua alla Villa d’Este e della Sonata. Non meno impressionante la sicurezza con cui Daniele Fasani proponeva il flusso ininterrotto di energia della Terza Sonata, che non conosce momenti di riposo. Sciarrino qui si è intenzionalmente confrontato con il pianismo di Boulez e Stockhausen, fagocitandone alcuni frammenti. Ebbe ad osservare il compositore: “All’ascolto riconosceremo l’ebollizione materica di Darmstadt partorire i nuclei organici di Sciarrino”. Un frammento della Terza Sonata è il punto di partenza della Quarta, dove inesorabili procedimenti iterativi danno luogo ad una “riflessione stravolta sul rapporto spazio-tempo”. La ha interpretata Maria Ialza, mentre Annalisa Orlando ha proposto la Quinta, cronologicamente vicina, ma lontanissima nella riPcherVcitao Ldoiruussnoa dimensione “parlante” del pianoforte in un complesso recitativo.