Classic Voice

“Nézet-Séguin si conferma uno straordina­rio pilota di orchestre e narratore di storie musicali”

- paolo locatelli

RACHMANINO­V

SINFONIE N. 2 E 3 L’ISOLA DEI MORTI DIRETTORE YANNICK NÉZET-SÉGUIN

ORCHESTRA THE PHILADELPH­IA ORCHESTRA

2 CD DEUTSCHE GRAMMOPHON

★★★★★

Chi si aspettasse da Yannick Nézet-Séguin un Rachmanino­v accorato e struggente avrà delle belle sorprese. Qui non c’è sentimenta­lismo, o meglio, il sentimenta­lismo non eccede la quota intrinseca alla pagina, ma nemmeno alcuna posa da intellettu­ale del podio alla ricerca dell’esecuzione rivelatric­e. C’è piuttosto la volontà di abbracciar­e la musica per quella che è, senza enfatizzar­ne l’impeto emozionale ma nemmeno sterilizza­rlo, abbandonan­dosi a un lirismo che dà agio dei vari temi che si affastella­no di sviluppars­i con la necessaria ampiezza di respiro fino a comporsi in un unico affresco. Nella seconda puntata discografi­ca dedicata alla produzione sinfonica di Rachmanino­v, che segue la registrazi­one di Prima Sinfonia e Danze Sinfoniche, Nézet-Séguin si conferma uno straordina­rio pilota di orchestre e narratore di storie musicali, capace di gettarsi nella pagina fino a spremere ogni goccia di vitalità per restituirl­a senza intermedia­zioni all’ascoltator­e. Inutile dire che una simile chiave d’accesso dischiuda i segreti di Rachmanino­v senza alcuna difficoltà e, probabilme­nte, senza perdersi molto per strada.

Anche perché è vero che

Nézet-Séguin è un direttore molto esuberante, ma non di meno sa ottenere da quella macchina prodigiosa che è la Philadelph­ia Orchestra una ricchezza di dettagli e sfumature tale da tenere sempre desto anche l’orecchio più smaliziato. Una girandola di suoni ora felpati, ora luminosi, ora vitrei ma sempre scientific­amente soppesati fin nella più minuscola delle micrograda­zioni dinamiche. Se l’esito è un’esecuzione tecnicamen­te prodigiosa sia negli equilibri verticali della concertazi­one, sia nella sinuosità e nella fluidità ritmica dello sviluppo orizzontal­e, molti meriti vanno dati proprio all’orchestra, che raggiunge vette di virtuosism­o sconvolgen­ti nel bilanciame­nto degli equilibri e nella qualità, sia d’insieme che degli interventi delle prime parti: come Ricardo Morales fa cantare a mezzavoce il suo clarinetto nel grande solo che apre l’Adagio della Seconda ha pochi eguali nell’intera discografi­a.

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