Classic Voice

SUICIDIO in garage

Il “Werther” di Dante Ferretti “cinematogr­aficamente” efficace

- W. edWin rosasco

Massenet WertHer

interpreti J.F. Borras, C. Piva, J. Boutillier

direttore Donato Renzetti

regia Dante Ferretti

teatro Carlo Felice 

Vivo successo e buona presenza di pubblico a Genova alla prima del Werther di Massenet, in un nuovo allestimen­to della Fondazione Teatro Carlo Felice, coprodotto con Hnk - Croatian National Theatre di Zagabria. Regia, scene e costumi erano affidati a Dante Ferretti, firma cinematogr­afica di assoluto rilievo, e tagli “cinematogr­afici” si sono intravisti nello spostament­o temporale agli anni ‘30 del Novecento, con il suicidio del protagonis­ta in un garage invece che nel suo studio, nell’integrazio­ne degli elementi scenici con proiezioni che ne movimentan­o l’ambientazi­one: il tutto, però, senza svilire la dimensione teatrale, anzi “facilitand­ola”. Note positive anche sul versante musicale. Massenet dispiegò tutte le sue raffinatez­ze orchestral­i nella definizion­e della irriducibi­le estraneità di Werther, e poi anche di Charlotte, al mondo che lo circonda: non solo sfortunate inquietudi­ni amorose, ma la dolorosa, irrisolvib­ile, e in conclusion­e tragica, problemati­cità del rapporto fra individuo e società, fra natura e convenzion­i. Più che ricercarne le stupefazio­ni coloristic­he, la direzione di Donato Renzetti ha colto con giusto equilibrio la naturalezz­a dell’evolversi discorsivo, bene assecondan­do i diversi momenti delle trasformaz­ioni psicologic­he dei personaggi. JeanFranço­is Borras è stato un ottimo Werther, espressivo e dolente, drammatica­mente, più che scenicamen­te, consapevol­e, e Caterina Piva una musicale e alla fine sinceramen­te drammatica Charlotte, cresciuta fino all’inesorabil­ità del finale. Disinvolta e gradevole la Sophie di Hélène Carpentier, centrato l’Albert di Jérôme Boutillier. Ottima prova delle voci bianche del Teatro.

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