LA STORIA DEL COLTELLO SARDO NEI MUSEI
In Sardegna la costruzione di armi da taglio ha origine antichissime, come testimoniano alcuni bronzetti nuragici rappresentanti figure di guerrieri con pugnali: le prime armi da taglio erano realizzate con ossa di animali e selce, lavorati a percussione, in seguito fu impiegata l’ossidiana del monte Arci, materiale commercializzato e utilizzato in tutto il Mediterraneo sin dal neolitico. Con la nascita delle prime fornaci nuragiche si realizzarono le prime armi da taglio, da lavoro e da ornamento in bronzo. Col passare dei secoli la realizzazione di armi da taglio divenne ancor più specializzata. La “Leppa de chintu” è stata l’arma più diffusa in Sardegna fino alla fine dell’Ottocento: era una sorta di sciabola senza guardia che misurava 50-60 cm, era portata sulla cintola (da qui il nome) e spesso era utilizzata per il regolamento di questioni personali. Nel 1871 in tutto il territorio nazionale fu emanata una legge che vietava il porto di coltelli con lama superiore a 10 centimetri che avessero sistemi di bloccaggio; in seguito, il decreto Giolitti del 1908 limitò il porto di coltelli con lama non più lunga di 4 cm, in seguito portato a 6 cm. Per questo i fabbri sardi ebbero l’idea d’imperniare la lama nel manico in modo da utilizzarlo come una sorta di contenitore per una più facilità occultabilità e trasportabilità: nasceva così un coltello che, a seconda della zona geografica della Sardegna, prende il nome di “resolza” (nord), “lesorja” (nuorese), “arresoja” (sud). Il coltello ebbe una rapida diffusione nell’isola: era uno strumento indispensabile per i lavori quotidiani di pastori, contadini e minatori. Secondo il sito della Corporazione sarda coltellinai (corporazionesardacoltellinai.it), a seconda della zona di origine e delle caratteristiche, il coltello sardo si può suddividere in due tipologie:
− monolitico, con manico realizzato da un monoblocco che viene tagliato per l’alloggiamento della lama come nell’antichissima “còrrina” (coltello semplice in cui la lama a foglia d’ulivo era imperniata in un corno di capra o di montone senza anello alla sua attaccatura), nell’“arburesa” (coltello a serramanico con lama forgiata a forma di “foglia larga”, panciuta) e nella “guspinesa” (coltello a serramanico in due modelli: il primo con una lama leggermente panciuta e un manico piuttosto ricurvo; il secondo, detto “a spatola”, caratterizzato invece dalla lama tronca);
− animato, cioè con il manico ferrato come nella “pattadesa”, nella quale l’impugnatura è realizzata da due placchette di corno di montone che vengono giustapposte tra un archetto in ferro mediante ribattini; la lama è imperniata da un perno su un anello di ottone.
Chi volesse approfondire la storia della coltelleria sarda e passasse dall’isola, può visitare due musei. Il primo si trova ad Arbus, si chiama museo del coltello sardo (museodelcoltello.it) ed è stato creato dal coltellinaio Paolo Pusceddu: sorge proprio a fianco del suo laboratorio chiamato, come il coltello tipico del territorio, “Arburesa”. Nel museo è possibile rivivere la storia della coltelleria in Sardegna, a partire dal Neolitico: il percorso ha inizio con i coltelli più antichi, tra cui spicca la riproduzione di un pugnale in ossidiana e arnesi da caccia. Alcuni coltelli sono vere e proprie opere d’arte, con manici in corno di ogni forma e colore, intarsiati e scolpiti in forma di cervo, cinghiale, muflone e aquila, a rappresentare la fauna sarda. Sono poi esposti i prodotti dei più rappresentativi coltellinai sardi contemporanei. L’ultima sala è la ricostruzione dell’antica bottega del fabbro (“su ferreri”), nella quale sono visibili arnesi originali del secolo scorso. Qui è presente, il coltello entrato nel Guinness dei primati per essere stato il più grande al mondo: lo ha realizzato Paolo Pusceddu nel 1986, nella forma tipica “arburesa”, con lama panciuta in acciaio inox; pesa 80 kg ed è lungo 3,85 metri; in seguito Paolo nel 2001 ha realizzato un nuovo coltello da guinness da 4,85 metri di lunghezza e ben 295 kg.
L’altra struttura è il museo Culter, nato nel 2011 per volontà dei coltellinai Salvatore Giagu e Maria Rosaria Deroma (culterpattada.com): si trova a Pattada, nella palazzina GiaguDeroma, già sede del laboratorio e dell’esposizione. Ospita, oltre al laboratorio della famiglia Giagu (con un’esposizione dei coltelli da loro costruiti), una sezione dedicata al coltello internazionale, con una selezione di pezzi esclusivi realizzati appositamente per il museo da artigiani di tutto il mondo, e una sala storica dedicata all’evoluzione del coltello antico, coi pezzi più rappresentativi della produzione di Pattada e della Sardegna, insieme con utensili e attrezzi tipici della vita quotidiana agropastorale.