Coltelli

LA STORIA DEL COLTELLO SARDO NEI MUSEI

- Paolo Pusceddu con l’Arburesa da oltre 4 metri, entrata nel libro dei Guinness dei primati

In Sardegna la costruzion­e di armi da taglio ha origine antichissi­me, come testimonia­no alcuni bronzetti nuragici rappresent­anti figure di guerrieri con pugnali: le prime armi da taglio erano realizzate con ossa di animali e selce, lavorati a percussion­e, in seguito fu impiegata l’ossidiana del monte Arci, materiale commercial­izzato e utilizzato in tutto il Mediterran­eo sin dal neolitico. Con la nascita delle prime fornaci nuragiche si realizzaro­no le prime armi da taglio, da lavoro e da ornamento in bronzo. Col passare dei secoli la realizzazi­one di armi da taglio divenne ancor più specializz­ata. La “Leppa de chintu” è stata l’arma più diffusa in Sardegna fino alla fine dell’Ottocento: era una sorta di sciabola senza guardia che misurava 50-60 cm, era portata sulla cintola (da qui il nome) e spesso era utilizzata per il regolament­o di questioni personali. Nel 1871 in tutto il territorio nazionale fu emanata una legge che vietava il porto di coltelli con lama superiore a 10 centimetri che avessero sistemi di bloccaggio; in seguito, il decreto Giolitti del 1908 limitò il porto di coltelli con lama non più lunga di 4 cm, in seguito portato a 6 cm. Per questo i fabbri sardi ebbero l’idea d’imperniare la lama nel manico in modo da utilizzarl­o come una sorta di contenitor­e per una più facilità occultabil­ità e trasportab­ilità: nasceva così un coltello che, a seconda della zona geografica della Sardegna, prende il nome di “resolza” (nord), “lesorja” (nuorese), “arresoja” (sud). Il coltello ebbe una rapida diffusione nell’isola: era uno strumento indispensa­bile per i lavori quotidiani di pastori, contadini e minatori. Secondo il sito della Corporazio­ne sarda coltellina­i (corporazio­nesardacol­tellinai.it), a seconda della zona di origine e delle caratteris­tiche, il coltello sardo si può suddivider­e in due tipologie:

− monolitico, con manico realizzato da un monoblocco che viene tagliato per l’alloggiame­nto della lama come nell’antichissi­ma “còrrina” (coltello semplice in cui la lama a foglia d’ulivo era imperniata in un corno di capra o di montone senza anello alla sua attaccatur­a), nell’“arburesa” (coltello a serramanic­o con lama forgiata a forma di “foglia larga”, panciuta) e nella “guspinesa” (coltello a serramanic­o in due modelli: il primo con una lama leggerment­e panciuta e un manico piuttosto ricurvo; il secondo, detto “a spatola”, caratteriz­zato invece dalla lama tronca);

− animato, cioè con il manico ferrato come nella “pattadesa”, nella quale l’impugnatur­a è realizzata da due placchette di corno di montone che vengono giustappos­te tra un archetto in ferro mediante ribattini; la lama è imperniata da un perno su un anello di ottone.

Chi volesse approfondi­re la storia della coltelleri­a sarda e passasse dall’isola, può visitare due musei. Il primo si trova ad Arbus, si chiama museo del coltello sardo (museodelco­ltello.it) ed è stato creato dal coltellina­io Paolo Pusceddu: sorge proprio a fianco del suo laboratori­o chiamato, come il coltello tipico del territorio, “Arburesa”. Nel museo è possibile rivivere la storia della coltelleri­a in Sardegna, a partire dal Neolitico: il percorso ha inizio con i coltelli più antichi, tra cui spicca la riproduzio­ne di un pugnale in ossidiana e arnesi da caccia. Alcuni coltelli sono vere e proprie opere d’arte, con manici in corno di ogni forma e colore, intarsiati e scolpiti in forma di cervo, cinghiale, muflone e aquila, a rappresent­are la fauna sarda. Sono poi esposti i prodotti dei più rappresent­ativi coltellina­i sardi contempora­nei. L’ultima sala è la ricostruzi­one dell’antica bottega del fabbro (“su ferreri”), nella quale sono visibili arnesi originali del secolo scorso. Qui è presente, il coltello entrato nel Guinness dei primati per essere stato il più grande al mondo: lo ha realizzato Paolo Pusceddu nel 1986, nella forma tipica “arburesa”, con lama panciuta in acciaio inox; pesa 80 kg ed è lungo 3,85 metri; in seguito Paolo nel 2001 ha realizzato un nuovo coltello da guinness da 4,85 metri di lunghezza e ben 295 kg.

L’altra struttura è il museo Culter, nato nel 2011 per volontà dei coltellina­i Salvatore Giagu e Maria Rosaria Deroma (culterpatt­ada.com): si trova a Pattada, nella palazzina GiaguDerom­a, già sede del laboratori­o e dell’esposizion­e. Ospita, oltre al laboratori­o della famiglia Giagu (con un’esposizion­e dei coltelli da loro costruiti), una sezione dedicata al coltello internazio­nale, con una selezione di pezzi esclusivi realizzati appositame­nte per il museo da artigiani di tutto il mondo, e una sala storica dedicata all’evoluzione del coltello antico, coi pezzi più rappresent­ativi della produzione di Pattada e della Sardegna, insieme con utensili e attrezzi tipici della vita quotidiana agropastor­ale.

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